Degustazione Chiaretto di Bardolino 2023: la “diaspora” del colore2 min read

La prima cosa che abbiamo notato tra i Chiaretto 2023 sono state le tonalità di rosa, che non sono più omogenee sul buccia di cipolla scarico ma variano abbastanza, arrivando fino a dei rosa abbastanza brillante: una diversità cromatica del genere erano anni che non si evidenziava.

Questo ci fa pensare ad un fattore che potrebbe essere sia positivo che negativo: la parte positiva è che oramai il Chiaretto di Bardolino (o Bardolino Chiaretto) è talmente conosciuto e apprezzato che diversi produttori stanno cercando di mettersi in mostra, di diversificarsi dagli altri, di cercare una loro strada all’interno della denominazione anche tornando a tonalità di colore abbandonate da anni. Quella negativa e che una diversificazione  potrebbe creare un po’ di confusione sul mercato e quindi penalizzare, almeno in parte, la denominazione.

Dal nostro punto di vista vediamo più il bicchiere mezzo pieno, cioè crediamo che in una denominazione oramai consolidata tonalità di colore diverse non possano che fare bene all’espressione di  singoli produttori senza per questo portare problemi di riconoscibilità.

Ma veniamo ai vini, figli di un’annata non certo facile: questa “non facilità” la sentiamo soprattutto in alcune note vegetali che però riescono a “mitigare” il frutto rosso, portando così una generale freschezza aromatica. La stessa cosa accade al palato dove alcune note verdi conferiscono un’interessante freschezza e riescono ad equilibrare i grammi di zucchero residuo che emergono in qualche caso. Probabilmente siamo di fronte anche ad una logica evoluzione del vino, che punta a superare il classico anno di vita e a proporsi anche per un breve “invecchiamento”.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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