Degustazione Aglianico del Vulture: vino austero ma dai modi raffinati1 min read

Non sono un grande estimatore di aglianico, però quando arriviamo nel Vulture i miei dubbi storici su tante esecuzioni di questo vitigno si sciolgono come neve al sole.

Questo non perché nel Vulture il vitigno perda identità (anzi) ma proprio perché nelle varie declinazioni che assume nel territorio, praticamente mai raggiunge quei toni di “insensibilità aromatica e gustativa” che ne caratterizzano tante interpretazioni fuori regione.

Austerità, profondità, pienezza tannica compresa di sana ruvidezza: tutto questo si trova ma declinato verso un possibilismo enoico, verso un calore rappresentativo che sboccia dai vini e li mostra sia austeri che profondi che, soprattutto equilibrati e godibili quasi da subito.

 Caso mai, sono però casi isolati, troviamo delle maturità aromatiche e strutturali marcate, ma nell’insieme l’immagine che questa denominazione porta con sé è quella “dell’Aglianico dal volto umano”.

Tra le caratteristiche “umane” c’è anche un uso del legno molto più equilibrato e delle concentrazioni meno esasperate rispetto ad altre zone, che porta nel tempo ad un’ eleganza tannica, normalmente non facile da raggiungere.

In definitiva siamo rimasti molto soddisfatti della degustazione e ben 4 Vini Top, con uno di questi che ha raggiunto un punteggio altissimo, lo stanno a testimoniare.

La foto di copertina è della cantina Vigne del Vulture, che ringraziamo.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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