Dal vulcano vini buoni?3 min read

Dalla “vulcanica” Soave partì dieci anni fa uno studio sulla zonazione e cominciarono a farsi domande sui suoli, appunto, vulcanici. Oggi questa zonazione è stata affiancato da uno studio sugli effetti dei basalti lavici e alluvionali sulla vite. Non a caso Soave è divenuta la culla di Vulcania, il forum internazionale (giunto alla seconda edizione)  dedicato ai vini bianchi da suolo vulcanico. Evento voluto e coordinato dal Consorzio del Soave in collaborazione con Veneto Agricoltura. Forum internazionale per davvero, vista la presenza di molti giornalisti esteri.

Il clima, la coltura e la cultura (tutto ciò spesso influenzato dall’intervento dell’uomo)  è un mix indispensabile per la produzione di vini d’eccellenza. Perché allora tanto interesse attorno il terroir? Perché fa la differenza, secondo alcuni…secondo altri fa la differenza solo quando l’uomo ne rispetta le peculiarità. Lo studio difatti nasce con l’obiettivo di conoscere bene il territorio, analizzarlo, monitorarlo e rispettarlo per poter dare ai produttori le giuste indicazioni.

Veniamo al convegno. Accanto ai contributi di natura agronomica, pedologica e scientifica anche interventi alla maniera di Holmes o Watson! Si, proprio un’analisi investigativa come sottolineato dall’agronomo territorialista Antonio Di Gennaro,  presentato dal giornalista Antonio Paolini come il pedologo poeta: “Conosciamo i terreni, conosciamo i risultati, non conosciamo i passaggi intermedi.” Parola d’ordine: investigare, che per uno scienziato vuol dire capire, studiare, trovare risultati. E dai processi investigativi Di Gennaro passa a descriverci il paesaggio del Soave come quadri di Klimt…forse tutto troppo poetico e surreale, sicuramente necessario per compensare la seriosità degli argomenti.

Dopo vari interventi Paolini introduce Attilio Scienza, citando l’affermazione di un amico: “Prima di Scienza le viti erano chiodi”. Scienza non parla di viti o di chiodi ma presenta teoricamente le differenze morfologiche di terreni vitati interessati (si spera in un lontano passato) da attività vulcanica. A questo è seguito  Il banco d’assaggio con diverse aziende produttrici di vini da suoli vulcanici. Nessuna eccellenza, vini piacevoli, ma poca struttura nel complesso; nessuna caratteristica predominante capace di determinarne la differenza.

Discorso a parte invece per la degustazione “quasi guidata” tenuta nell’azienda Coffele a Castelcerino, dove il livello qualitativo è stato sicuramente superiore a quello dei vini presenti al banco d’assaggio.  La parte folkloristica rappresentata da un vulcano reinventato nel parco dell’azienda (che emetteva fumo, ma fortunatamente non lapilli) ha lasciato il posto alla sala preparata per l’assaggio. Tutto ben organizzato, postazioni comprese. Unica pecca la confusione ed il vociare che spesso copriva le voci dei relatori. Tra i vini in degustazione per l’Italia diversi Soave,  accanto a Vespaiolo, Colli Euganei, Durello, Gambellara , Carricante , Nerello mascalese (vinificato in bianco..sic) e Falanghina. Tra le uve internazionali Chardonnay cileni, Sauvignon e Chenin blanc sudafricani accanto a Sauvignon veneti.

Livello superiore ei vini ma pochissime le vere eccellenze, tra le quali anche due Soave. Tutti i vini degustati difettavano alla vista di brillantezza. Al naso comune tra molti la nota di grafite, di alga marina o cherosene, in altri invece note di frutta esotica matura soprattutto in un Sauvignon veneto del 2005 e in uno Chardonnay cileno del 2008. Tutti spiccavano per sapidità e mineralità…fortuna del substrato basaltico?
L’acidità una costante…quasi sempre presente: in alcune varietà italiane risultava alle volte scomposta, poco equilibrata con il resto delle componenti del vino.

Dal Vulcano vini buoni? Vini diversi?
Sicuramente conoscere le peculiarità di un territorio e l’influenza del clima è necessario per ottenere il massimo dalle colture e nel nostro caso dalla vite. Il terroir va conosciuto, rispettato ma non va indirizzato, semmai è il terroir che dovrà indirizzare il viticultore/viticoltore nella giusta direzione, indipendentemente dai Vulcani.

 

Simona Migliore

Siciliana DOC, nasce a Vittoria, patria del famoso Cerasuolo. La formazione umanistica viene arricchita dei profumi delle vendemmie siciliane grazie alla collaborazione con un’azienda vitivinicola siciliana. Non beveva ancora e non aveva assolutamente idea di cosa il meraviglioso mondo del vino e della gastronomia celassero!!!

La curiosità per il mondo del vino cresce al punto da spingerla a lasciare la Sicilia. Frequenta il mondo AIS, ma decide di sposare i principi e i metodi dell’Onav. Si diletta a “parlar scrivendo” bene o male dei posti in cui si ferma a mangiare e degustare. Esperta degustatrice, Donna del Vino, esperta di analisi sensoriale, collabora con enti, consorzi e aziende vitivinicole…da qualche anno è entrata nel mondo degli Artigiani Birrai del FVG.

Nel 2009 viene adottata da Winesurf, giornale per il quale, ispirazione permettendo, scrive e degusta senza smettere mai di imparare.


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