Modigliana e i suoi vini prima della nuova tragedia4 min read

Verso Modigliana, un piccolo paese dell’Appenino tosco-romagnolo, in un week end, il 7 e 8 settembre, che già aveva preannunciato allerta meteo. Senza immaginare ciò che purtroppo stava per riaccadere la mente andava indietro al disastro causato dall’alluvione dell’anno scorso.

Un pensiero mentre viaggiavo, che si è unito e ha accelerato, la voglia di scoprire la “Stella dell’Appennino”, alla quale ho partecipato per la prima volta. Sebbene la manifestazione si svolga ormai da 8 anni non avevo ancora avuto l’opportunità di scoprire questo territorio, quantomeno dal punto di vista vitivinicolo: Doc Romagna Sangiovese sottozona Modigliana.

Terreni molto diversi tra loro prevalentemente suoli marnoso-arenacei influenzati da altitudini, caratterizzati da zone boschive, da clima più fresco e ventilato e soprattutto dalla volontà di ogni produttore di cogliere l’essenza delle proprie vigne. 

E in effetti una volta conosciuti ciascuno di loro ha rivendicato la propria appartenenza, sottolineando la volontà di produrre un vino “originale” sia perché nasce in queste zone sia perché è tracciato fin dalla sua “origine” con fedeltà al territorio: last but not least  per valorizzare ogni singola vigna. Vigne che si trovano nelle tre valli Ibola, Tramazzo e Acereta, caratterizzate da tre torrenti, e che cercano di essere convincenti nel bicchiere con l’identità dell’Appennino.  

Così, influenzata dal tempo e dalla loro forte determinazione, ho guardato al 2023 come una vendemmia di testimonianza, perché è stata l’annata del precedente alluvione in Romagna dove Modigliana, colpita duramente, ha lottato con problemi logistici e quotidiani. Sul fronte vino e vigna anche di accesso alle stesse, non potendo quasi garantire la produzione vitivinicola.

Una vendemmia difficile, divisa tra una cernita di vigne salve ed uve sane, rendendo di fatto la 2023 lo specchio di una terra messa a dura prova, con ingenti danni, e per questo, per prima cosa, mi sono dedicata a chi, nonostante tutto, è riuscito a produrre l’annata 2023 del Sangiovese in purezza. Dire che è stata una vendemmia difficile è un eufemismo, tanto è stato complicato il raccolto,  espressione della loro determinazione.

Nove le aziende che fanno parte dell’associazione, nata nel 2019 con obiettivi comuni, di queste solo quattro sono uscite sul mercato con l’annata 2023: Lu.Va., Menta e Rosmarino, Il Teatro e Villa Papiano. Per dovere di cronaca deve aggiungere che anche Mutiliana ha vendemmiato il 2023, che però non è ancora sul mercato. 

I vini si sono presentati tutti con una bella acidità, freschi e con tannini ben integrati di interessante eleganza e, a voler fare un paragone con la 2022, sono riusciti a mantenere coerenza con l’annata precedente quando, per stessa ammissione degli stessi produttori, non c’è mai stata un’annata uguale in termini climatici in una terra che non si fa domare tanto facilmente.

Personalmente mi è risultato difficile individuare le caratteristiche specifiche delle tre valli Ibola, Tramazzo e Acereta, nonostante i vini assaggiati provenissero da ognuna di esse. E anche vini contigui hanno mostrato caratteristiche diverse, segno evidente che ciascun produttore sta cercando di rappresentare e caratterizzare il suo lavoro in vigna e in cantina. Al naso è ricorrente la nota fruttata, l’accento mentolato ma anche le spezie dolci e il fieno. 

Modigliana

Vini di carattere ma non opulenti. Non un Sangiovese ingombrate, piuttosto geometrico ma elegante, quasi sempre vinificato in acciaio o in cemento. Ho degustato anche annate meno recenti, piacevolmente sorpresa dalla loro longevità.   

Una piccola nota anche per i bianchi, sempre annata 2023, avendo partecipato ad una degustazione che voleva esaltare la parte agrumata dei profumi.  Il trebbiano in purezza si presenta con una spiccata acidità e freschezza, di buona persistenza. Al naso arancia e agrumi fanno da padrone. La versione blend Trebbiano 60% e Chardonnay 40% si esprime invece con frutta matura e lievi sentori esotici. Un vino che si spinge verso la contemporaneità ma che esprime comunque la sua provenienza montana.      

Un viaggio decisamente interessante, ricco di sfumature territoriali ma ognuno con la sua cifra stilistica. Ho conosciuto vignaioli audaci, bravi interpreti di questa terra a cui hanno dato corpo ed anima perché la voce delle loro valli e del sempre presente appennino urli forte. Sono convinta che gli stessi vignaioli sapranno rialzarsi anche dopo quest’ultima tragedia, che pare abbia interessato più il paese e meno i vigneti. 

Francesca Pinochi
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