Casomai ce ne fosse stato bisogno, la verticale del 1° giugno scorso in cui l’azienda Le Fornacelle di Bolgheri ha presentato i primi 20 anni del suo Cabernet Franc in purezza “Foglio 38”, conferma la piena vocazione di quel territorio verso questo vitigno.
Le Fornacelle è una delle aziende storiche a conduzione rigorosamente familiare del bolgherese, un territorio che come sappiamo negli ultimi decenni si è decisamente affermato nel panorama vinicolo internazionale ma che fino alla fine degli anni’70 del secolo scorso contava meno di dieci produttori: Le Fornacelle era tra questi.

I titolari dell’azienda Stefano Billi e la moglie Silvia Menicagli, insieme all’enologo Fabrizio Moltard e all’agronomo Paolo Granchi, ci hanno raccontato che nei primissimi anni 2000 è cresciuto il loro interesse intorno al cabernet franc, ritenuto più “intrigante” del cabernet sauvignon; un vitigno, parole dell’enologo, con una spiccata personalità che lo ha portato ad “autocandidarsi” per un vino di cui fosse il protagonista assoluto. Tra l’altro il cabernet franc è ritenuto un vitigno che meglio si adatta al cambiamento climatico che stiamo vivendo: nella zona di Bordeaux ad esempio si assiste all’espianto di merlot da sostituire con il cabernet franc, più resistente all’innalzamento delle temperature (a proposito: le barbatelle originali di foglio 38 vengono da Bordeaux).
Già nella zona c’erano state alcune esperienze particolarmente interessanti come il Paleo di Eugenio Campolmi (Le Macchiole), cabernet franc in purezza dal 2001, e quindi la decisione è stata presa e la scommessa lanciata. Del resto che si andasse nella direzione giusta se ne è avuta conferma nel 2012 quando il disciplinare del Bolgheri Superiore è stato modificato superando il classico blend e prevedendo che si potesse ottenere il vino anche da monovitigni quali cabernet sauvignon, merlot e appunto cabernet franc.
La prima annata prodotta è stata il 2004 e quest’anno si è celebrato il ventesimo anniversario con la verticale di cui si è accennato sopra, ben organizzata presso l’Hotel “I Ginepri” di Marina di Castagneto Carducci.
Le dodici annate in degustazione ci hanno consentito di avere un panorama chiaro sul vino, sulla sua evoluzione in bottiglia e sulle sue potenzialità. Dodici annate assaggiate sulle venti del compleanno celebrato non sono poche e la prima domanda che ci siamo posti – inevitabilmente – è se si riscontra più continuità o più variazioni in questo lasso di tempo.
A guardare il vino nei bicchieri si propendeva subito per la coerenza, e la nostra impressione per quanto assaggiato è che ci sia anche una notevole costanza nel gusto: sempre equilibrio, eleganza e persistenza, con una certa sapidità che rende il sorso molto piacevole. Un po’ diversa l’impressione per la parte aromatico-olfattiva, spesso accattivante ma con più variazioni.

Abbiamo cominciato con un 2004 che ha preso tutti in contropiede tanto era fragrante e giovanile oltre che varietale. Meno decifrabile l’annata seguente, che ha registrato gradimenti diversi fra i presenti; noi l’abbiamo trovata di notevole complessità. La 2007 portava i segni di un’ estate calda e secca, terziarizzata sotto il naso e tuttavia contenuta nell’asciuttezza tannica. La freschezza era invece evidente nella 2011 e in una 2014 dalla piacevolezza sorprendente pensando alla fama negativa dell’annata. È piaciuta a tutti la 2016, e questa non è stata una sorpresa: bouquet assai complesso con elementi fruttati, minerali e balsamici; gusto molto armonico e di notevole spessore: un benchmark per l’etichetta. Gli ultimi tre assaggi: ‘18, ‘19 e ‘20, hanno confermato grande equilibrio e coerenza naso-bocca, con note appena più varietali, questa volta più prevedibili.
Ci troviamo quindi di fronte ad un vino da seguire con attenzione: a Le Fornacelle infatti hanno diversi cloni del cabernet franc e stanno allargando il vigneto con selezioni massali.
Il territorio di Bolgheri ci riserva sempre qualche piacevole sorpresa.
Autori dell’articolo: Alessandro Bosticco e Fabrizio Calastri