Comunità di Bose, Monastero di San Masseo Assisi “Il vino è per noi lavoro, preghiera e accoglienza”4 min read

Recita la scheda di presentazione di questa realtà: “San Masseo è un monastero benedettino che ha quasi mille anni, risale infatti alla seconda metà dell’XI° secolo, si trova ai piedi di Assisi, tra la pianura e le mura della città. Dal 1059 i monaci, anno dopo anno, hanno bonificato e dissodato le terre, costruito sistemi di raccolta delle acque intorno al monastero, coltivato l’ulivo e impiantato la vite. Alcuni anni fa la Comunità monastica di Bose ha iniziato a restaurare questo luogo riportandolo alla vita monastica. Dal 2011 alcuni fratelli vivono, pregano, lavorano la terra e accolgono chiunque credente o meno, di una fede o di un’altra, di una chiesa o di un’altra, desidera sostare per un tempo di pace.  I vini: Assisi Grechetto DOP Bio, Masseo Assisi Grechetto DOP Bio, Rubeum Rosso Umbria IGT Bio e il Vermut che berrai sono il frutto del loro lavoro che è fatica sulla terra, alleanza con il creato e al contempo lavoro sulla nostra umanità affinché resti capace di riconoscere nel volto di chi accogliamo, conosciuto o straniero, innanzitutto un volto di umanità di cui ringraziare magari bevendo insieme un bicchiere di vino buono.”.

Ho incontrato la comunità di Bose a San Masseo qualche anno fa, partecipando ad un ritiro di meditazione e preghiera. Nei momenti di silenzio me ne andavo a passeggiare nel vigneto accanto alla struttura restaurata in modo rispettoso creando un ambiente bello che per questo rasserena l’anima e la mente. Una piccola vecchissima vigna (più di 50 anni) tenuta come fosse un giardino, dove né una foglia, né un filo d’erba sono fuori posto, proprio come gli ambienti che in monaci curano in modo esemplare.

Il priore di allora (un chirurgo che aveva lasciato il suo lavoro e si era ritirato nel monastero) seppe della mia conoscenza del vino e mi chiese cosa ne pensassi dei loro prodotti. Purtroppo erano davvero orribili e tacere non sarebbe stato giusto per il desiderio di verità che mi aveva apertamente dichiarato. Gli dissi perché erano così scadenti, cosa che di sicuro non era causata dalla bellissima vigna da cui venivano prodotte le uve. Il Priore capì l’antifona al volo. Quest’anno il nuovo Priore, che ha portato avanti assieme ad un altro monaco il lavoro di produzione del vino dopo il trasferimento del precedente, mi ha invitata per assaggiare i nuovi vini e un vermouth prodotto con botanicals da loro selezionate.

Mi sono sorprendentemente trovata davanti a due prodotti, uno a base di Grechetto dalla vigna che già avevo visto e uno da una piccola vigna di Merlot che hanno preso in affitto, di livello più che ottimo ed è stato un vero piacere.

Nel frattempo hanno cambiato cantina alla quale portano le uve e qui hanno trovato un enologo giovane e motivato che insieme a loro cerca di valorizzarne le caratteristiche (segue tutto l’anno assieme ai monaci anche il vigneto). Il Vermouth poi, fatto con una base di Grechetto e un miscuglio di botanicals ideato da uno dei monaci, è davvero molto, ma molto buono (e non lo dico solo io, ma leggi anche qui)

Le bottiglie sono vendute presso il Monastero o tramite il sito e gli introiti servono ai monaci per mantenersi e per continuare nel lavoro di ristrutturazione dell’ampio complesso.

Cosa ho imparato dai monaci e può essere utile anche ad altri:

  • Hanno avuto l’idea di produrre vino, ma sanno che non è il loro mestiere e quindi chiedono a chi sa (non solo a me naturalmente, ma agronomi ed enologi)
  • Ascoltano le indicazioni, elaborano e si comportano di conseguenza,
  • Sanno fare del lavoro in vigna un’occasione di preghiera e condivisione,
  • Non cedono all’idea di fare impresa per guadagnare soldi, ma usano i soldi per ristrutturare e accogliere che è la loro vocazione di monaci,
  • Sanno che “la bellezza salverà il mondo” e si applicano perché tutto intorno a loro lo sia.
  • Non sono finti asceti che perché si sono parzialmente distaccati dal mondo non capiscono il valore del lavoro che dà risultati buoni anche al palato. È la temperanza che fa la differenza, non l’assenza di vino buono con cui fare anche accoglienza e festa.

È per questo che ho scelto di fare la mia parte per aiutarli in questo progetto. Loro vivono nel monastero, io no e posso portare con me i loro prodotti per farli conoscere. I loro vini potrebbero essere un regalo per le feste che abbia un po’ di significato vero e andateli a trovare (prenotando ovviamente al numero 0758155261, oppure via internet www.monasterodibose.it/fraternita/assisi) passerete ore profonde in un ambiente che ristora.

Maddalena Mazzeschi

A 6 anni scopre di avere interesse per il vino scolando i bicchieri sul tavolo prima di lavarli. Gli anni al Consorzio del Nobile di Montepulciano le hanno dato le basi per comprendere come si fa a fare un vino buono ed uno cattivo. Nel 1991, intraprende la libera professione come esperto di marketing e pubbliche relazioni. Afferma che qualunque successo è dovuto alle sue competenze tecniche, alla memoria storica ed alle esperienze accumulate in 30 anni di lavoro. I maligni sono convinti che, nella migliore tradizione di molte affermate PR, sia tutto merito del marito! Per Winesurf si occupa anche della comunicazione affermando che si tratta di una delle sfide più difficili che abbia mai affrontato. A chi non è d’accordo domanda: “Ma hai idea di cosa voglia dire occuparsi dell’immagine di Carlo Macchi & Company?”. Come darle torto?


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