Cinque consigli ai produttori di fronte al secondo lockdown6 min read

Da Londra Nelson Pari  impone una salutare doccia fredda al mondo dei produttori di vino italiani, spiegando prima con sacrosanti ceffoni e poi con chirurgica chiarezza cosa dovrebbero e non dovrebbero fare se vorranno, VERAMENTE, superare questa gravissima crisi in maniera positiva. Da leggere, tutto, fino in fondo.”

Anteprima – Volevo lanciare una bomba e invece vi compatisco

Stavo scrivendo l’articolo del secolo. Iniziavo parlandovi di uno dei miei più cari amici che lavorando al vaccino per il Covid-19 si ritrova sommerso su internet da ondate di negazionisti del virus. Continuavo raccontandovi di quando all’università il nostro professore di Music Business ci disse che la presenza online stava diventando più importante di quella fisica. Seguiva il momento Spike Lee: una decina di righe dove vi infamavo di brutto. Un conato di vomito dritto in faccia che conteneva tutte le vostre scelte sbagliate, le vostre ingenuità, i vostri dubbi da principianti.

Poi ho cancellato tutto.

E’ stata dura. Ci è stato chiesto di cambiare e pure chi non voleva ha dovuto farlo. Alla fine pure Winesurf ci ha provato con ZOOM e le presentazioni filmate della guida vini: ne siamo usciti con una cosa che, a mio parere, non ha fatto ne’ caldo ne’ freddo, anche se abbiamo capito che Carlo Macchi è senza ombra di dubbio il vero anchorman della redazione.

Ma lo devo ammettere: di fronte al panorama mondiale il vino Italiano è quello che mi ha fatto più pena. Mail senza risposte, telefonate non ricambiate, grande entusiasmo ma pessima organizzazione. Presunzione e zero supporto ma soprattutto lamentele: tante, troppe lamentele, Per non parlare poi di comunicati stampa e articoli che inneggiano alla fine del mondo.

Sarebbe stato troppo facile per me scrivervi di quello che io e i miei colleghi abbiamo vissuto, nel tentare di parlare di vino Italiano in questo periodo, ma non avrebbe portato a nulla. Quindi esco anche io dalla mia “comfort zone” e faccio qualcosa che non ho mai fatto: vi do qualche consiglio, per la precisione cinque.

  1. Aumentate la vostra presenza online

E’ la grande regola del piatto del giorno al ristorante: se il cliente non sa che esiste non lo comprerà mai. Nel momento in cui la sua esistenza verrà svelata dipenderà da come il piatto viene presentato. Spoiler alert: nel 90% dei casi il piatto del giorno va sempre sold out.

A volte mi sento scemo pure io nello scrivere di quello che bevo giornalmente o cosa faccio al lavoro ma mi rendo conto che per qualcuno è interessante. Avrei voglia di sapere cosa sta facendo Ampelio Bucci, come i ragazzi di Porthos si sono preparati all’uscita dell’ultimo grandissimo numero, come Jacopo Cossater prepara i suoi articoli o quale vino ha stupito Carlo Macchi nell’ultima bevuta alla cieca. Elisa Mazzavillani di Marta Valpiani ha fatto scuola su come un produttore possa raccontare il proprio lavoro e la bravissima Savoy Truffle ha scritto un bellissimo articolo sulle sue foto. 

  1. Basta con questi terribili Shop Online

Gli shop online sono terribili. Sostituiscono dalla parte delle vendite i vostri distributori (ricordatevi di chi vi ha supportato finora…) e dall’altra depersonalizzano la vostra umanità verso i privati, soprattutto quelli importanti. Fate un gran bel sito. Parlateci dei vostri vini e perchè li fate e vi prego dateci delle schede tecniche decenti con delle descrizioni delle annate. Quando vendiamo i vostri vini veniamo a studiare sui vostri siti. E se questi ultimi sono fatti bene saremo i primi a mandare delle mail o a telefonarvi per comprare qualcosa.

  1. Scegliete con giudizio chi parla dei vostri vini

L’industria dei videogiochi ebbe una crisi qualche anno fa e decise di appoggiarsi agli Youtuber per aumentare le vendite. Dopo anni di soldi buttati si accorsero che in realtà questi personaggi stavano solo sponsorizzando loro stessi. Il mondo del vino Italiano è forse quello che più diffida dei professionisti del vino e ha abbracciato pericolosamente il mondo degli Influencer.

Ci sono ottimi professionisti su Instagram ma la maggior parte di questi sono sprovveduti alle prime armi e noi del settore lo sappiamo, li conosciamo e ci perdiamo non capendo le vostre decisioni quando li vediamo pagati con le vostre bottiglie o nei vostri consorzi. Conosco molte mie colleghe e colleghi che passano ore a contattare questi personaggi da milioni di contatti (che poi basterebbe usare ninjalitics.com  per capire che sono fregnacce il 99% delle volte) perchè spinti da voi produttori. Vi ho avvisati.

  1. Unitevi

L’Italia del vino ancora non riesce a fare squadra. Ho scritto recentemente dell’esempio più assurdo: nelle Marche è più facile organizzare una degustazione di Bianchello piuttosto che di Verdicchio.

Le associazioni dei produttori sono la vera soluzione alla maggior parte dei vostri problemi. Il vino Italiano sta diventando sempre più importante ma rimane il fatto che la sua comunicazione rimane a zero tutt’oggi. Diteci cosa state facendo insieme, parlateci del vostro territorio, dei vostri stili e dei vostri vini. Il nome Mamoiada vi dice nulla?

  1. Smettetela di lamentarvi nelle vostre interviste

Basta, basta, basta. Se le cose non vanno bene mettetevi il cuore in pace. E’ solo colpa vostra! E’ colpa vostra perché non siete presenti online, perché avete spinto troppo le vostre vendite, perché avete scelto i comunicatori sbagliati e perché non vi siete uniti. Invece di parlare di quanti soldi state perdendo e di quanto le vostre cantine sono piene rimboccatevi le maniche.

Noi non stiamo aspettando altro, ve lo assicuro.

Sipario – Non mollate ora!

State vedendo anche voi. Un secondo lockdown totale a questo punto sembra inevitabile. E forse ha ragione Joe Bastianich quando dice che volente o nolente il Covid-19 ha fatto nella ristorazione una pulizia di stampo darwinista. Il mondo sta correndo velocemente: da essere in sale piene mi sono ritrovato a casa di fronte al mio computer a parlare di Barolo online. Dal bicchiere in mano a Powerpoint. Dall’organizzare una sala nutrita all’account di Zoom. Mi manca l’affetto delle persone, lo showmanship della performance live, arrivare con il team la mattina per mettere a posto la sala e aspettare alla porta chi arriva, ma dovrò aspettare ancora un po’. E anche voi.

Ci vorrà del tempo per tornare alle visite in cantina, alle degustazioni in pubblico, alle rassegne giornalistiche e alle anteprime ma non dovete mollare ora, anzi.

Fatevi un favore immediatamente, studiate il più’ possibile. Quali sono i ristoranti che quando riapriranno dovranno avere ad ogni costo i vostri vini? Chi sono i sommelier, i giornalisti e gli influencer che dovranno parlare di voi? Quali sono i privati che durante le cene più’ importanti apriranno le vostre bottiglie?

Investite su voi stessi, prendete le critiche, migliorate. E buona fortuna.

Nelson Pari

Classe 1989, nato nella felliniana Rimini, da 10 anni residente nell’isola di Albione (Londra, UK). Dopo un Master in chitarra Jazz conseguito al Trinity Laban di Greenwich, si lancia nel mondo del vino. Supervisore eventi a 67 Pall Mall di Londra, il club privato di “fine wine” piú prestigioso al mondo, e Certified Sommelier per la Corte dei Master Sommelier. Il suo vino preferito e’ Mouton Rothschild 1989 in abbinamento a Kind of Blue di Miles Davis.


LEGGI ANCHE