Ci sono guide e guide3 min read

Ci sono guide e guide: bisognerebbe poterle distinguere tra loro per qualità ed utilizzo per poi comprendere se sono davvero utili al miglioramento della qualità della nostra vita. Per spiegarmi meglio cercherò di aiutarmi ricorrendo a qualche illuminante esempio.
Una ventina di anni fa abitai lungamente a Khartoum, che è la capitale del Sudan: uno dei posti più sgangherati del mondo. Non è ora interessante il motivo per cui lì mi trovavo, quanto il fatto che un giorno all’insopprimibile amico Claudio Pollini venne la radiosa idea di fare visita al professor Ausenda che stava studiando le abitudini di una tribù autoctona nei pressi di Malakal, a 300 miglia di deserto pietroso a Nord-Ovest dal nostro insediamento. Ci si presentò quindi la necessità di assoldare una guida che ci facesse fare il tragitto avanti e indietro seguendo le piste migliori e soprattutto più sicure. Scegliemmo un gigantesco incrocio di etnia mezza Dinka e mezza Gianuba che a Pollini faceva un’ottima impressione. Per stabilire un rapporto più intimo tra noi, la sera prima della partenza l’omaccione nero, che aveva un nome lungo e complicato e che noi per semplicità decidemmo di chiamare Franz, ci volle addirittura ospiti nella sua baracca dove fummo costretti a mangiare anche interiora di montone crudo ostentando vivo entusiasmo per non contrariarlo. Il giorno seguente ci mettemmo in viaggio e dopo un’ora e mezza incappammo nell’unico posto di blocco di tutto il deserto dove ci furono sequestrati, per non dire rubati, tutti i viveri, i regali per Ausenda e le taniche di benzina. Tornammo indietro sconsolati e senza Franz, che si era ovviamente fermato a spartire il bottino con i suoi degni compari.
Anche il colonnello Fava è un altro superbo esempio di guida. Intimamente convinto di essere in ogni situazione l’unico in grado di leggere e interpretare una carta geografica, e dato che non guida mai per via della sua gamba di legno, si siede in auto d’autorità sul sedile alla destra di chi guida e fa, come è immancabilmente solito ripetere, “l’indispensabile navigatore”. Il Fava è sempre così  professionale nella consultazione della carta che la tiene diritta quando si viaggia verso Nord e rovesciata quando si va a Sud. Il problema nasce in questo secondo caso perché non ha più la vista di quando era un giovane ufficiale e i nomi all’arrovescia non riesce a leggerli: puntualmente si sbaglia strada e la situazione degenera ogni volta in una lunga e velenosa polemica senza né capo né coda.
Il pensionato Righetti, una volta ragioniere e al presente Testimone di Geova, è un caso di guida con obbligo di frequenza. Perennemente impettito e immobile fuori dalla porta del Bar della Giovanna (sotto l’ombrello in caso di pioggia) ricorda a chi si beve il suo cognacchino, ma anche a me che sorseggio il caffè e leggo a scrocco il giornale, che la vita è altrove. Sarebbe ben lieto di essere la nostra guida spirituale, il Righetti, ma il suo aiuto viene richiesto soltanto da qualche buontempone in vena di scherzi: è la vita del bar!
Ecco serviti tre esempi di guida. Per primo il vituperevole Franz: non servì assolutamente a nulla e ci costò moltissimo. Poi il colonnello Fava: si porta sempre in viaggio, serve a ben poco (solo in direzione Nord) ma non costa nulla. Per finire col Righetti, che non serve a niente, non costa niente e non si consulta neanche.
Parlando di guide bisognerebbe affrontare profondi discorsi sul metodo e Cartesio l’ha già fatto senz’altro meglio di quanto possa mai fare io, con la mia superficialità, adesso.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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