E così è arrivata la degustazione in cui abbiamo dovuto cambiare la denominazione “Bardolino Chiaretto” con “Chiaretto di Bardolino”. Infatti con l’annata 2021 questa è la nuova denominazione, che non è solo un inversione dei termini ma un suggellare un percorso iniziato almeno 15 anni fa e che ha visto questo vino crescere in maniera esponenziale, raggiungendo quasi i 10 milioni di bottiglie.
La sua crescita è passata attraverso sia un miglioramento qualitativo sia grazie ad una definizione più precisa della tipologia. Oggi i Chiaretto di Bardolino hanno tonalità di colore simili e non certo cariche, essendosi ispirati anche al grande successo di tanti rosati provenzali.

I nostri assaggi, relativi a quasi 40 Chiaretto, per la quasi totalità della vendemmia 2021, ci hanno dato un quadro piuttosto preciso della denominazione e delle sue caratteristiche.
La prima caratteristica, sulla quale in passato non ci eravamo mai soffermati con attenzione, è la differenza di intensità e complessità aromatica a vantaggio dei Chiaretto di Bardolino della zona classica: pensate che tra i migliori 5 ben 4 sono Classici. Per capire se fosse stato un caso siamo andati a rivedere le degustazioni degli ultimi 3-4 anni, accorgendoci che i Classici occupano sempre le prime posizioni, grazie a gamme aromatiche più profonde e intense.
Questo è un dato molto interessante anche e soprattutto per i consumatori, a cui si può consigliare di tenere in linea generale in maggior considerazione i Bardolino Classico rispetto a quelli che non vengono prodotti in questa zona.

Ma come è andata, tra Classici e non, l’annata 2021?
Qui secondo noi entra in campo la nuova linea tecnica che si sta seguendo per questo vino, che potremmo definire “in sottrazione”: sottrazione di colore in primis . Ma la linea produttiva imperante, anche se riscuote grande successo, sta portando a gestire il vigneto e la vendemmia in maniera diversa, privilegiando uve con importanti componenti acidiche (quindi meno mature) e alla fine a trovarsi con vini freschi ma abbastanza scarni e con alcol non molto alti.
Questo da una parte, con le temperature che si stanno elevando è certamente un bene ma rischia di indirizzare l’annata sempre e comunque verso la freschezza, con corpi rastremati, facendole assomigliare un po’ l’una all’altra.
Ciò, lo ripetiamo, porta tranquillità e sicurezza al consumatore ma anche una certa somiglianza tra vini e tra vendemmie.
Non per niente il migliore Chiaretto dei nostri assaggi è un prodotto “fuori scala” per il colore ma soprattutto per le componenti aromatiche, ben mature, e per il corpo più importante.

Magari siamo anche noi “fuori scala” ma crediamo che ci possa essere spazio anche per dei Chiaretto più grassottelli e rotondi, così da accontentare anche chi preferisce dei rosati con corpi discreti e profumi meno puntati sulla verticalità.
In conclusione due cose: la prima è un ringraziamento doveroso al Consorzio del Bardolino per averci, come ogni anno aiutato nella raccolta dei vini e l’altra relativa al Bardolino DOC, la cui degustazione pubblicheremo tra un mesetto, con delle belle sorprese.