Chianti Classico, Nobile di Montepulciano e Brunello di Montalcino: notizie dal fronte anteprime.4 min read

Eravamo partiti a febbraio dai “Giardini di marzo” (Vedi articolo “I giardini di marzo”) ed ora che siamo veramente a marzo ci sembra giusto fare il punto sulle annate 2005, 2004 e 2002 degustate durante le anteprime toscane, rispettivamente di Chianti Classico, Nobile di Montepulciano e Brunello di Montalcino.

Partiamo dal Chianti Classico 2005. Prima del vino mi sembra giusto però parlare dello spettacolo di danza moderna che ha fatto da geniale contraltare alla cena di gala (peraltro dal punto di vista gastronomico poco sopra la sufficienza). Un modo per dimostrare in maniera fine e precisa che due realtà culturali come il vino e la danza possono incontrarsi e convivere senza che l’una prevarichi l’altra. Ma passiamo al vino ed alla degustazione: sicuramente gli spazi della Stazione Leopolda sono perfetti per poter assaggiare in santa pace e capire le possibilità di un’annata. Purtroppo circa la metà dei vini presentati (quasi 100 in totale) erano ancora campioni da botte ma il 2005 ci ha dato l’impressione di essere un’annata “semplicemente giusta”. Non muscolare, alcolica, tannica, o all’opposto leggera, semplice, diluita: semplicemente giusta. Il che vuol dire vini profumati ed eleganti, una tipologia che negli ultimi anni si era persa in Chianti. Vini da bere “semplicemente”, senza volergli addossare potenze e strutture che storicamente il Chianti Classico non aveva e che forse non è nemmeno giusto abbia.  Un’annata per certi versi liberatrice, che ci ha riportati indietro nel tempo, quando il Chianti Classico era un vino di cui si poteva anche bere una bottiglia.

Bere invece un’ intera bottiglia di Nobile di Montepulciano 2004  sarà leggermente più difficile: l’annata è indubbiamente tosta ed ancora i vini fanno vedere una certa scompostezza che si addolcirà nell’arco di alcuni mesi. Già dopo l’estate siamo convinti che mostreranno una buona rotondità, che unita al corpo dimostrato metteranno quest’annata ad un ottimo livello. Tanto per capirci quasi alla pari con il 2001. A Montepulciano vogliamo però soffermarci su altre due cose: la prima è l’organizzazione pratica della degustazione “bendata”, che potrebbe avere alcuni correttivi (per iniziare si devono aspettare gli ultimi colleghi in arrivo, poi il discorso del Sindaco,  del Presidente del Consorzio, dell’enologo che commenta l’annata, mentre si potrebbe degustare sin dalle 9 di mattina e stoppare per i minuti dei discorsi ufficiali ) e la seconda è la voglia del vino “Selezione” che sembra colpire sempre più aziende. Queste affiancano al Nobile (ed all’eventuale Riserva) un – chiamiamolo così – “cru” che sempre più spesso è un “Nobilone” bello tosto e ben legnato che perde per strada le ruvide finezze, anche aromatiche, del fratello minore ed acquista solo muscoli, monoliticità e prezzo. Cari amici, se soffrite della sindrome da Brunello sfogatevi con la Riserva ma lasciate stare il Nobile base, a cui in non pochi casi male non farebbero le uve dirottate sul Nobilone.

A proposito di dirottare: assaggiando i Brunello 2002 ci siamo più volte chiesti cosa possono aver dirottato alcuni produttori su Montalcino per presentarci vini neri come la pece, rotondi, morbidi, corpulenti ed avvolgenti. Vista infatti l’annata difficilissima ci saremmo aspettati due cose: che pochissimi avessero fatto Brunello e che i pochi in uscita mostrassero le caratteristiche “onestamente dimesse” di quella tragica vendemmia. Invece nemmeno il 25% dei produttori ha scelto di non produrre Brunello e alcuni facenti parte del rimanente 75% hanno imbottigliato vini che ci domandiamo come posano aver passato la Commissione d’assaggio. Volete i nomi? Aspettate i risultati delle nostre degustazioni e li avrete!

Noi sappiamo perfettamente che il Brunello, come qualsiasi altro vino, può essere ringiovanito: capiamo anche (siamo uomini di mondo!) che una volta deciso di entrare in commercio ed entro certi limiti è anche giusto non presentare vini eccessivamente dimessi. Ma tutto ha un limite!

Una donna può essere bellissima ma non può avere le ali e le branchie, almeno se vogliamo chiamarla sempre donna…..

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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