Che belle Impressioni di settembre!3 min read

Avete presente gli elefanti che volano? Ieri 13 settembre a Monte Rossa, in una meravigliosa giornata di sole franciacortina, ne ho visti alcuni. State tranquilli, non mi hanno sciolto polverine strane in un calice di Franciacorta, semplicemente è successa una cosa quasi più incredibile degli elefanti volanti: durante il convegno dal titolo evocativo-musicale  “Impressioni di settembre”  sia i produttori (produttori veri, non i direttori vendite o gli addetti alle P.R.) sia i giornalisti si sono parlati con straordinaria ed inusuale sincerità.

Non riesco ancora a capire come possa essere stato possibile sentire frasi di produttori del tipo “Abbiamo vendemmiato i bianchi con quel caldo di agosto, per questo, a causa di acidità piuttosto basse,  sarà difficile avere buoni risultati” o di giornalisti su questa falsariga “La professione di giornalista enogastronomico andrà ripensata, altrimenti andrà a morire.”

Sarà stato il bel sole, sarà stata la sala senza palchi, dove nessuno  si sentiva invogliato a pontificare ( o quasi… purtroppo uno che pare sia un collega non si è esentato dal fare la lezioncina), sarà stato il clima da tranquilla chiacchierata che si è subito creato, fatto sta che le impressioni settembrine sull’ultima vendemmia sono state chiare e veritiere. In definitiva abbiamo avuto conferma che per i bianchi il 2009 non passerà agli annali delle grandi annate, mentre per i rossi, molto deve ancora decidersi, anche se la siccità degli ultimi due mesi non è passata senza colpo ferire. Apro una piccola parentesi per infilare la solita “scimitarra nella piaga” del troppo Merlot piantato negli ultimi 10-15 anni in zone calde (Maremma Toscana  e Sicilia, tanto per fare due nomi). Pure quest’anno sono state vendemmiate marmellate e di questo i produttori (poco accorti) devono ringraziare i loro enologi dell’epoca.
Ma torniamo ad Impressioni di Settembre, dove non si è discusso solo di vendemmia ma di ruoli. Quello del produttore, che deve tornare ad essere il primo comunicatore della propria azienda e quello del giornalista che non può fermarsi alla mera valutazione del vino o, all’opposto, a riciclare la solita storiella di quanto sia bella l’azienda X o Y. Entrambe le categorie devono mettersi in gioco veramente: se ciò non accadrà il rischio per i produttori è quello di essere scavalcati dagli interessi dell’industria alimentare e venire cacciati in un limbo sempre più stretto, per i giornalisti quello di perdere credibilità, lettori e saltare il limbo per andare direttamente all’inferno.
Personaggi come Costantino Charriere, Antonio Caggiano e Giuseppe Benanti , tanto per citare tre dei produttori intervenuti, hanno da insegnare molte cose (ieri l’hanno anche fatto) e  non solo ai loro colleghi.

In definitiva un piccolo ma intenso convegno, da cui siamo usciti tutti con qualche insegnamento. Ma la cosa non finiva lì: ci aspettava l’assaggio sia delle uve sia dei vini delle 17 aziende partecipanti (in rigoroso ordine alfabetico: Baracchi, Benanti, Borgogno, Caggiano, Ceci, Donnafugata, Fontodi, La Valentina, Les Cretes, le Vigne di Zamò, Livio Felluga, Pojer e Sandri, Rainoldi, Santa Barbara, Serafini e Vidotto, Zenato, oltre ovviamente a Monte Rossa). Poter assaggiare in quel clima che si era creato uve raccolte da poche ore assieme e vini prodotti dalle stesse uve delle annate precedenti è servito a farsi ancora più un quadro completo della vendemmia 2009. Importante però capire una cosa: si stava parlando con produttori di VERA  qualità, cioè con la punta di un iceberg. Questa “punta” ci ha fatto capire che la vendemmia non è stata e probabilmente non sarà a 5 stelle (in alcuni casi neanche a 4). Ciò non vuol dire che per una “qualità normale” l’annata 2009 non possa essere di buon livello. In altre parole: chi identifica la qualità con la perfezione della filiera “clima-vigna- uomo-cantina” nel 2009 non otterrà il massimo, gli altri invece potranno strombazzare ai quattro venti la solita annata super.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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