Champagne Experience a Modena: ovvero un bellissimo…corso di sopravvivenza2 min read

“E’ tremendamente snob e se dici che l’ho detta io ti uccido, ma non ce la faccio a stare in questa ressa solo per assaggiare champagne.”

La frase non è mia e ho giurato di non rivelare l’autore, però  allora l’ho condivisa in pieno e anche adesso la sottoscrivo.

Infatti la bellissima manifestazione  organizzata l’8 e il 9 ottobre  a Modena dal Club Excellence  (associazione che riunisce dodici tra i più grandi importatori e distributori nazionali di vini e distillati), che presentava  più di 100 maison e 500 etichette di champagne, ha rischiato di collassare proprio “grazie” al suo successo.

Verso le 13 del lunedì mi sono ritrovato letteralmente bloccato da mandrie di persone che riempivano ogni mattonella del pavimento e  volevano spostarsi in ogni direzione  per assaggiare, parlare, conoscere, degustare etc.

Intenzioni e sforzi encomiabili, solo che gli spazi (in teoria ampi) non permettevano a queste cataste  di appassionati di coronare i loro sforzi. Soprattutto non permettevano a me di riuscire ad arrivare a degustare non dico con un minimo di tranquillità, ma almeno potendomi concentrare un attimo sul vino. Quando non sono più nemmeno riuscito a capire cosa diceva l’importatore dall’altra parte del tavolo (distanza bocca-orecchio 40 centimetri)  a causa del rumore da bolgia dantesca, ho deciso che era l’ora di togliere le tende.

Quindi, ripeto, una manifestazione importante e ben organizzata, solo dovevano proibire l’ingresso ai maggiori di 60 anni non accompagnati da guardie del corpo.

Sul fronte delle presenze, accanto ai grandi nomi e a “grandi piccoli nomi” che da soli meritavano il viaggio, mi sembra che l’attenzione attuale sullo campagne porti in Italia un po’ troppe etichette pretenziose ma non di altissima qualità. Questo ho potuto constatare nella prime due ore di assaggi, prima che spostarsi da un tavolo all’altro necessitasse  quasi una volante della polizia a sirene spiegate.

Mi hanno detto che i laboratori, oltre ad essere un oasi di pace e di tranquillità (seduti, a numero chiuso) siano stati molto interessanti: certo lo sarà stato quello del nostro Francesco Falcone a cui ho provato ad imbucarmi senza successo.

In definitiva, ripeto, una manifestazione che ci voleva, è stata anche ben organizzata ma l’anno prossimo per Winesurf andrà qualcuno più giovane, forte  e resistente di me.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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