Cervello piccolo? Beviamoci su!4 min read

Non posso dire, per ovvi motivi tricologici, che mi sento tirato per i capelli nella polemica innescata dalla dottoressa Viola su quelli che potrei definire “i venefici effetti del vino”, ma visto che la cosa va avanti e tutti si sentono in dovere di dire la propria, mi accodo.

Per me è la classica “polemica social”, costellata di errori o meglio di “mancata completezza di informazione” sin dall’inizio. La prima a sbagliare è stata la virologa che, per un affermazione del genere fatta nel paese più grande produttore di vino, doveva essere meno categorica e soprattutto avrebbe dovuto citare gli studi che lo affermano, a partire da quello che ha fatto tanto scalpore sulla misura del cervello.

Da qui  si sono scatenate centinaia di risposte e prese di posizione che potrei dividere in due gruppi: il primo dalle mie parti lo definirebbero “rispondere a Quadri quando briscola è Fiori” e il secondo è quello dei negazionisti a priori.

Del primo fa parte chi ha cercato di rispondere alla Viola non sul campo scientifico ma portando esempi sballati: uno su tutti il cantante Albano Carrisi che prende ad esempio il Vangelo e la messa. Ma che cappero! Per confutare uno studio scientifico bisognerebbe portare uno altro studio con le stesse caratteristiche che lo confuta, o almeno citarlo. Così invece ad una frase a capocchia si risponde con un’altra frase a capocchia che in più si riferisce a un altro ambito.

Del secondo gruppo fanno parte tutti quelli che hanno citato nonni, bisnonni, amici e parenti vari (nonché  anche se stessi) arrivati a 90 e passa anni bevendo tranquillamente vino ogni giorno. Anche qui si usa un metodo non scientifico per rispondere a quello che si pone come uno studio scientifico.

Secondo me il modo giusto era andarsi a leggere lo studio o gli studi, portarne altri che parlano d benefici effetti del vino e valutare “in corpore vili”.

Per quanto mi riguarda ho le idee chiare. Non si può negare che l’alcol sia un veleno e quindi assunto in dosi X (magari da quantificare) faccia male, in dosi X/4 faccia molto meno male e, forse, quasi niente.

Ma chi beve vino nella maniera giusta lo fa perché prova piacere nel farlo e non perché vuole morire giovane. Bere vino, dicono altri studi, può far bene in qualche caso ma probabilmente, vista che le sostanze al suo interno chiamate in causa sono estremamente diluite, occorrerebbe berne quantità industriali per avere un beneficio.

Insomma cari italiani, il vino, anche quello più buono, ha al suo interno un veleno, su questo non c’è dubbio. E con questo? Ogni volta che bevo un bicchiere non mi metto a pensare di quanto mi si restringerà il cervello o quanti minuti di vita avrò perso ma mi godo il momento, la gioia di un calice, la compagnia con cui lo bevo, le belle sensazioni che provo.

Del resto quando entro in un ristorante vado a mangiare e non a curarmi e quindi non sto attento ai grassi o ad altre sostanze non proprio sane. Non mi metto a contare le calorie, a quel punto meglio restare a casa e risparmiare soldi.

Il vino è un piacere e se questo piacere mi creerà problemi in futuro pazienza, ma intanto mi ha creato e mi creerà tante soddisfazioni.

Come diceva l’indimenticabile Giacomo Bologna?  

“Costruitevi una cantina ambia, spaziosa, ben aerata
e rallegratela di tante belle bottiglie,
queste ritte, quelle coricate,
da considerare con occhio amico nelle sere
di Primavera, Estate, Autunno e Inverno
sogghignando al pensiero
di quell’uomo senza canti e senza suoni,
senza donne e senza vino,
che avrebbe dovuto vivere una decina d’anni più di voi”.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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