C’è un posto in cui il Covid è stato sconfitto, sui “vino-social”!2 min read

Sono almeno dieci giorni che penso se sia giusto o meno scrivere questo breve articolo ma alla fine mi sono deciso.

Ogni volta che apro Facebook o Instagram mi ritrovo con immagini di colleghi giornalisti, blogger, influencer, etc  in visita o in degustazione (in qualche caso sembra anche a pranzo o a cena)  in varie cantine. Spesso non certo a distanza di sicurezza. Spesso senza mascherine e sicuramente non sono foto di anni fa.

Visto che la situazione è quella che è forse sarebbe il caso di prendere sul serio il nostro ruolo di comunicatori e far capire che questo è il momento in cui, se non siamo inviati speciali o giornalisti che devono documentare la realtà giornaliera, sarebbe meglio stare a casa e non girare per l’Italia come se niente fosse.

Comunicare che siamo nella cantina  X o Y, grazie a foto in cui niente o ben poco fa pensare a normali distanziamenti, forse non è il buon modo di comunicare, perché poi molti si possono sentire in dovere di seguire il nostro “esempio” e di andare pure loro in visita.

Garantisco che il nostro lavoro, grazie ai molti modi che la tecnologia ci propone, si può svolgere anche dall’ufficio o da casa, in questo aiutati anche da decine e decine di brave/bravi PR.

Mi metto anch’io tra i colpevoli,  in quanto circa una decina di giorni fa ho visitato due cantine, dove ho incontrato in totale tre persone, con tanto di mascherine e distanziamento. Al termine delle visite ho riflettuto tra me e me e ho capito di aver sbagliato, perché non era fondamentale visitarle in quel momento.

E qui mi rivolgo anche ai produttori, che dovrebbero avere il gentile coraggio di dire NO alle visite. Una frase garbata e la cosa si rimanda ad altra data (mi ci è venuta pure la rima).

E comunque, cari colleghi, facciamoci un piccolo esame di coscienza e poi ognuno decida cosa fare ma, se vuol proprio continuare a fare tour enoici stia veramente molto, molto attento ai distanziamenti e almeno… non metta foto sui social!

 

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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