Castagneto Carducci: Città del Vino ma non dell’ospitalità.3 min read

“Quando diciamo che  il turismo è in crisi dovremmo pensare che, in molti casi, se lo merita”. Questo  pensavo venendo via tra il triste e l’imbufalito da Castagneto Carducci, bellissima cittadina toscana (nonché Città del Vino!!) a due passi da Bolgheri e da un bellissimo mare . Una perla di paese inserita nel verde di una selvaggia campagna. Tutto questo ci porta torme di turisti, visto che pure  a novembre ho avuto difficoltà a trovare parcheggio.

Era una bellissima giornata, avevo due ore di tempo e così mi sono detto: “Facciamo un salto a godere di un bel panorama ed a mangiare un boccone!” La prima cosa mi è riuscita, mentre la seconda ha subito vari intoppi.

Non avevo voglia di un pasto completo e così mi sono messo a sbirciare cosa proponevano i tanti (troppi!!!) wine bar del paese. Il quadro era abbastanza desolante: salumi tristi di chiara derivazione industriale, formaggi approssimativi e, anche se non faceva caldo, sudaticci. Ne scorro due o tre (di wine bar, non di formaggi) per poi ritirarmi in buon ordine, lasciando il passo alle torme sopra citate. Guardo allora nei comuni bar ma anche lì l’offerta era di basso profilo.

 Prima di alzare bandiera bianca e rassegnarmi all’inevitabile ho un’idea. Mi metto a cercare un vecchio, sano, negozio di alimentari per farmi fare un panino. Lo trovo; è di quelli che vende di tutto, dai detersivi al pane. L’antesignano, in scala 1 a 1000, dei supermercati. Mi avvicino al bancone e chiedo la cosa più classica del mondo: un panino al prosciutto. Il proprietario mi guarda con l’occhio triste e mi confida: “Scusi, ma non possiamo fare panini. Vede? C’è anche il cartello!” Io strabuzzo gli occhi e gli domando perché. Lui mi dice che se vendesse panini molti locali che “somministrano” (termine tecnico: vuol dire locale che vende roba da mangiare senza cuocerla…bar e wine bar appunto) avrebbero dei cali di vendite. Così è stato deciso che a Castagneto Carducci i luoghi deputati da sempre a fare dei panini ( i negozi di alimentari) non possano farli.

Con le pive nel sacco nonché incazzato nero sto per uscire quando il proprietario mi dice, con un sorrisino: “Se vuole le posso venderle un etto di prosciutto e due fette di pane, ma il panino deve farselo da solo!” Con questa soluzione all’italiana esco dal  negozio armato di pane, prosciutto e bottiglietta  di birra. Cerco una panchina, mi siedo, mi preparo un lauto panino e nel frattempo penso che forse una bella bombettina puzzolente dentro ai tanti wine bar che, tronfi ma insoddisfatti, creano questo popò di disservizio, non ci starebbe male.

Mentre mangio le panchine attorno a me si popolano di turisti stranieri che hanno vissuto le mie stesse traversie con, per fortuna, il lieto fine. Lo capisco dagli involti che si aprono, dalle fette di pane che accolgono prosciutto e salame, dalle teste che si scuotono scetticamente incredule sul tipo di servizio ricevuto.

Caro Signor Sindaco: crede che, tornando a casa, questi signori parleranno bene di Castagneto Carducci, oppure racconteranno ad altri increduli connazionali come vengono trattati i turisti dalle nostre parti?

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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