In copertina: “Grandi vini e grandi Domaines”, le degustazioni delle annate 2015 e 2016 nei terroir dei bianchi di Puligny-Montrachet, Saint-Aubin e Chassagne-Montrachet, e delle annate 2014, 2015 e 2016 di Chambolle-Musigny.
Poi: incontro con tre donne del vino, Virginie Taupenot, Lorraine Senard e Sophie Cinier; dossier: ridurre il legno per un miglior boisé. Il test: quale è il miglior bicchiere “universale”? Infine c’è il supplemento di “Beaujolais Aujourd’hui”.
Cominciamo con le degustazioni, che di norma occupano la parte centrale del fascicolo. Felicitazioni d’obbligo per i grandi bianchi della Côte de Beaune, e soprattutto per Saint-Aubin, nella quale spicca Les Murgers des Dents de Chien, il Premier cru al quale è anche dedicato il focus terroirs di questo mese. Da non perdere il parcellario, nel quale sono riportati i possedimenti dei 23 Domaines che si spartiscono i 16 ettari che lo costituiscono. Il miglior punteggio della degustazione è quello ottenuto da un Premier Cru di Saint-Aubin, Clos de la Chatenière 2015, del Domaine Hubert Lamy (18/20).
Lo stesso punteggio hanno ottenuto anche i migliori di Puligny (Le Cailleret Premier Cru 2016 del Domaine de la Pousse d’Or) e Chassagne (Cailleret Premier Cru 2015 del Domaine Morey-Coffinet). Tra i Domaines, menzioni speciali per François Carillon, Bruno Colin e Hubert Lamy. A Chambolle-Musigny, due annate magnifiche, 2015 e 2016, oscurano un pur ottimo 2014, più classico. Vertice per due villages sorprendenti: 19.5/20 per lo Chambolle di un Domaine in costante ascesa, Amiot-Servelle, e per quello di Les Bussières 2015 del Domaine Anne et Hervé Sigaut. Tra i produttori appaiono sempre più continui i vini del Domaine Felettig, autore di una bella gamma di villages e premiers crus.
Passiamo agli altri articoli citati in copertina. Innanzitutto l’intervista multipla a tre “donne del vino” aderenti all’associazione “Femmes et Vins de Bourgogne”. Virginie Taupenot, è ritornata al Domaine di famiglia (il Domaine Taupenot-Merme) a Morey-Saint-Denis nel 1998 e nel 2008 è diventata Presidente dell’associazione “Femmes et Vins de Bourgogne”, succedendo a Anne Parent. Lorraine Senard , è anch’essa ritornata definitivamente al Domaine familiare ad Aloxe-Corton nel 2005 dopo varie esperienze all’estero. Infine Sophie Cinier , già destinata ad attività commerciali, ha ripreso le vigne di famiglia a Fuissé nel Maçonnais nel 1997 e nel 2011 ha anche avviato un’attività di négoce.
Siamo intanto arrivati al Dossier “tecnico”, che si interroga sul ruolo dell’invecchiamento in legno e le differenze con l’impiego di contenitori di forme e materiali diversi. Ne parla Elisabeth Ponavoy, che descrive i risultati delle sperimentazioni in atto, tutte tendenti a ridimensionare la quota legni, specialmente nuovi.
Infine, il test di questo mese riguarda la ricerca di un bicchiere universale, in grado di permettere di apprezzare i vini più diversi. Il vincitore (con notevole distacco) è risultato il Glass Lallement n. 2 di Lehmann, che si è mostrato a suo agio sia con i bianchi (secchi, aromatici, dolci) che con i rossi e perfino con le bollicine. Un bel servizio fotografico a colori , dal titolo “Dormire al fresco” documenta la ricca collezione di tesori di annate antiche (come uno Chambertin del 1858 e un Clos de Vougeot e un Romanée del 1865) nella cantina della Maison Champy.
Non riportato tra i titoli di copertina, ma molto interessante, è il colloquio con Jean-Pierre Garcia, storico delle vigne borgognone, sulle origini della nozione di climat. Ancora: per la gastronomia , le ricette e gli abbinamenti di Guillaume Royer alla Abbaye de la Bussière, le rubriche, le notizie, con la rinascita del négoce, e naturalmente l’édito di Christophe Tupinier (a proposito di mode e di élevage).
C’è poi il supplemento Beaujolais. In copertina: Moulin-à-vent, la valle delle meraviglie , la Guida all’acquisto dei cru del Beaujolais dell’annata 2016, e lo Château de la Cheize. Cru del Beaujolais , si assiste ad una ventata di rinnovamento e una generale ascesa della qualità in un bel millesimo “classico”. 18/20 per il Juliénas Probus di Pascal Aufranc, il Morgon Corcelette di Frédéric Berne, e il Brouilly La Roche di Julien Duport-Domaine des Cadoles. Quello dello Château de la Cheize, acquistato nel 2017 dall’industriale lionese Christophe Gruy ( 115 ettari in bio, di cui 99 a Brouilly, diversi edifici riconosciuti come monumenti storici), è definito enfaticamente il progetto del secolo .
Infine Moulin-à-vent, il cru del Beaujolais che ha una lunga storia di rivendicazioni dei nomi dei suoi climats , alla ricerca di un riconoscimento ufficiale. Cinque stelle per Les Thorins, Champ de Cour , Carquelin e Le Moulin-à-Vent. Per la gastronomia, la cucina con le spezie come filo conduttore de L’Auberge du Paradis a Saint-Amour-Bellevue . Chiude l’album un ritratto di Christian Martray, maître sommeliers a capo delle selezioni di Ventealapropriete.com.