Bianchi sardi: Vermentino di Sardegna sugli scudi2 min read

Se il vermentino è il vitigno bianco più importante della Sardegna un motivo ci sarà e la nostra degustazione dei 2023 di motivi ce ne ha dati più di uno. In primo luogo ci siamo concentrati quasi esclusivamente sul Vermentino di Sardegna, che solo in teoria è il fratello minore del Vermentino di Gallura.

Nell’annata 2022 avevamo notato che tanti Vermentino puntavano sulla freschezza a scapito del corpo e questo in una vendemmia calda e secca ci era sembrato in qualche caso eccessivo e frutto o di vendemmie anticipate o, in qualche caso, di  “rivitalizzazioni” in cantina.

La 2023 si è presentata in tutt’altro modo, con vini più “di bocca” cioè che mostrano un buon corpo ma ancora, in alcuni casi, devono sistemare il naso che mostra leggere riduzioni a cui solo il tempo e la bottiglia porteranno consiglio. Sul fronte aromi abbiano notato in qualche caso anche leggere note di muffa nobile ma soprattutto, nei migliori, ampie sentori di macchia mediterranea. In bocca la maggiore concentrazione va di pari passo con una netta sapidità e con una netta diminuzione delle sensazioni dolci dovute spesso a qualche grammo di troppo di zucchero residuo. “Modernità con belle pennellate di tradizione” potrebbe essere lo slogan dei Vermentino di Sardegna 2023, con caratteristiche sicuramente più piacevoli rispetto alla 2022. Non per niente i nostri tre Vino Top sono due del 2023 e uno del 2021 e ci sono almeno altrettanti Vermentino 2023 che hanno “rischiato” di ottenere il nostro riconoscimento.

Per quanto riguarda le altre uve i campioni erano così pochi che non ci sentiamo di dare pareri. In generale nei bianchi sardi notiamo miglioramenti di vigna e di cantina che però riescono comunque a mantenere una buona identità del vitigno. Ultima annotazione sui prezzi, che passano da vini veramente convenienti (forse pure troppo) a cifre che per un bianco giovane non tutti sono disposti a spendere: capiamo che non può esistere una regolamentazione regionale, però almeno certi prezzi non possono essere giustificati dalla presunta “sartorialità” del vino.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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