Bianchi della Sicilia 2018: non si può certo gioire3 min read

Dove lo trovate un sindaco sempre pronto a spostare e caricare tavoli e masserizie varie?

Ve lo dico io, a Milo, durante ViniMilo!

In effetti Alfio Cosentino, sindaco di Milo, cittadina etnea a metà strada tra vulcano e mare, da cui sembra di tuffarsi in uno mare argentato e, girandoti, di toccare la punta fumante dell’Etna, nelle due settimane di ViniMilo  veste molti abiti e spesso quello dell’uomo di fatica.

MIlo, la piazza e la chiesa principale.

Per il resto è un bravo organizzatore e soprattutto un amministratore presente e operante, che ha dato nuova linfa ad una manifestazione che , dopo una trentina di edizioni, stava perdendo smalto.

Oggi VIniMIlo è un evento che rappresenta non solo il vino di qualità etneo, ma presenta anche  interessanti momenti di confronto con il resto enoico dello  Stivale.

A noi però interessa il lato siciliano, quello che grazie al Comune di Milo ci permette di raccogliere e degustare bianchi, rossi (ed un piccolo numero di rosati, ben poco significativi, di cui non parleremo) dall’Etna e da tutta la Sicilia.

Etna, vigneti.

Lasciamo un attimo da parte il resto dell’isola e parliamo dell’Etna:

Una cosa su cui molti non si soffermano è che il cosiddetto “vino dell’Etna” è in realtà “Vini dell’Etna” . Cioè non stiamo parlando di un “unicum” ma di un vasto territorio e qui i vini hanno caratteristiche che cambiano a seconda dei versante, dei terreni e  dell’altitudine a cui sono piantati i vigneti.

Per esempio nel comune di Milo, che si spalma da circa 300 a oltre mille metri, la fa da padrone il carricante, mentre in altre zone, verso Linguaglossa e Passopisciaro, nerello mascalese e nerello cappuccio sono i  vitigni predominanti. E come ossiamo immaginarci  uve a bacca bianca o nera si esprimono in maniera diversa a seconda della composizione del terreno, dell’altezza a cui sono piantate, del sistema di allevamento e della mano del produttore.

Stiamo parlando di diverse centinaia  di ettari e non vorremmo  scomodare Messieur de Lapalisse dicendo che l’Etna è un territorio ampio ed estremamente variegato, però rischiamo di farlo.

PIppo Privitera

In un territorio del genere, per approcciarsi ad un minimo di conoscenza che ti permetta di degustare con cognizione di causa, serve qualcuno che ti accompagni passo per passo, un Virgilio etneo che per fortuna noi abbiamo avuto: sto parlando di Pippo Privitera, insostituibile amico e compagno (nel senso più alto e completo del termine) che da sempre conosce questa terra.

Pippo  è stato il nostro Virgilio durante le giornate di assaggi e grazie a lui (che ringraziamo per la pazienza e la disponibilità) abbiamo degustato con maggiore tranquillità e cognizione di causa.

Una cognizione di causa che ci riporta un anno indietro, quando, a settembre 2018 giravamo per i vigneti di carricante,  dove era piovuto praticamente un giorno si e uno no.

Per questo non siamo stati sorpresi dai risultati non certo eclatanti sia tra i bianchi etnei che tra quelli del resto dell’isola.

A molti 2018 manca da una parte (a prescindere dal vitigno, ripetiamo) una chiara connotazione aromatica e dall’altra o  la giusta spinta acida, o un consistenza di buon livello, o  un equilibrio tra le varie componenti.

Ma abbiamo degustato anche vini di altre annate e, pur trovando buoni risultati, non ci sentiamo di esultare per i risultati, cosa  invece che faremo prossimamente per quelli dei rossi, di cui vi parleremo tra qualche settimana.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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