Dove lo trovate un sindaco sempre pronto a spostare e caricare tavoli e masserizie varie?
Ve lo dico io, a Milo, durante ViniMilo!
In effetti Alfio Cosentino, sindaco di Milo, cittadina etnea a metà strada tra vulcano e mare, da cui sembra di tuffarsi in uno mare argentato e, girandoti, di toccare la punta fumante dell’Etna, nelle due settimane di ViniMilo veste molti abiti e spesso quello dell’uomo di fatica.
Per il resto è un bravo organizzatore e soprattutto un amministratore presente e operante, che ha dato nuova linfa ad una manifestazione che , dopo una trentina di edizioni, stava perdendo smalto.
Oggi VIniMIlo è un evento che rappresenta non solo il vino di qualità etneo, ma presenta anche interessanti momenti di confronto con il resto enoico dello Stivale.
A noi però interessa il lato siciliano, quello che grazie al Comune di Milo ci permette di raccogliere e degustare bianchi, rossi (ed un piccolo numero di rosati, ben poco significativi, di cui non parleremo) dall’Etna e da tutta la Sicilia.
Lasciamo un attimo da parte il resto dell’isola e parliamo dell’Etna:
Una cosa su cui molti non si soffermano è che il cosiddetto “vino dell’Etna” è in realtà “Vini dell’Etna” . Cioè non stiamo parlando di un “unicum” ma di un vasto territorio e qui i vini hanno caratteristiche che cambiano a seconda dei versante, dei terreni e dell’altitudine a cui sono piantati i vigneti.
Per esempio nel comune di Milo, che si spalma da circa 300 a oltre mille metri, la fa da padrone il carricante, mentre in altre zone, verso Linguaglossa e Passopisciaro, nerello mascalese e nerello cappuccio sono i vitigni predominanti. E come ossiamo immaginarci uve a bacca bianca o nera si esprimono in maniera diversa a seconda della composizione del terreno, dell’altezza a cui sono piantate, del sistema di allevamento e della mano del produttore.
Stiamo parlando di diverse centinaia di ettari e non vorremmo scomodare Messieur de Lapalisse dicendo che l’Etna è un territorio ampio ed estremamente variegato, però rischiamo di farlo.
In un territorio del genere, per approcciarsi ad un minimo di conoscenza che ti permetta di degustare con cognizione di causa, serve qualcuno che ti accompagni passo per passo, un Virgilio etneo che per fortuna noi abbiamo avuto: sto parlando di Pippo Privitera, insostituibile amico e compagno (nel senso più alto e completo del termine) che da sempre conosce questa terra.
Pippo è stato il nostro Virgilio durante le giornate di assaggi e grazie a lui (che ringraziamo per la pazienza e la disponibilità) abbiamo degustato con maggiore tranquillità e cognizione di causa.
Una cognizione di causa che ci riporta un anno indietro, quando, a settembre 2018 giravamo per i vigneti di carricante, dove era piovuto praticamente un giorno si e uno no.
Per questo non siamo stati sorpresi dai risultati non certo eclatanti sia tra i bianchi etnei che tra quelli del resto dell’isola.
A molti 2018 manca da una parte (a prescindere dal vitigno, ripetiamo) una chiara connotazione aromatica e dall’altra o la giusta spinta acida, o un consistenza di buon livello, o un equilibrio tra le varie componenti.
Ma abbiamo degustato anche vini di altre annate e, pur trovando buoni risultati, non ci sentiamo di esultare per i risultati, cosa invece che faremo prossimamente per quelli dei rossi, di cui vi parleremo tra qualche settimana.