B.I.G Wines a Dozza: si può fare di più4 min read

B.I.G. Wines è l’ammiccante titolo scelto dal Team di Enoteca Regionale di Dozza per promuovere la conoscenza dei vini dell’area sud europea del mediterraneo. L’appuntamento, fissato per Domenica 10 Novembre, era una delle tappe italiane della campagna South Europe Mediterranean Wines, un progetto che coinvolge Bulgaria, Italia e Grecia ( da cui B.I.G.) e cofinanziato dall’Unione Europea.
 La campagna Wines From The South of Europe/Mediterranean Wines si rivolge alla stampa di settore e più in generale ai professionisti del settore vinicolo con l’obiettivo di diffondere meglio la conoscenza di queste aree e promuovere modelli di consumo di vino consapevole.

Il tutto parte da tre partner: per l’Italia L’Enoteca Regionale Emilia Romagna, per la Grecia il Consorzio dei Produttori di Vino Greco e per la Bulgaria la Camera Regionale della Vite e del Vino di Plovdiv. Il messaggio della campagna sarà veicolato nei prossimi tre anni con una ulteriore presenza alle maggiori fiere di settore, sul modello di quella realizzata al Vinitaly di quest’anno.

Detto questo, la giornata vera e propria all’Enoteca Regionale ha messo in evidenza ancora una volta uno dei limiti più grossi di queste iniziative. Se ci si rivolge a professionisti del settore, stampa, sommeliers, chef, distributori etc , si dovrebbe anche dare tempo a sufficienza per comprendere, per svolgere un percorso completo, invece ci si trova in un contenitore dove tutto viene fatto di corsa ed in maniera giocoforza molto generica.

Insomma, cari organizzatori, una mezza giornata non vi pare un po’ pochina per seguire tre laboratori audio-gusto-video  e assaggiare i vini di tre nazioni? In pratica, per farsi un’idea nel breve tempo a disposizione, la scelta di partecipare ai laboratori è quasi obbligata e così si perde l’opportunità di assaggiare tutti i vini dei banchi d’assaggio.

Comunque le presentazioni si sono rivelate efficaci e sintetiche e infine ci si è potuti fare un’idea complessiva, seppur generalizzata, delle aree  in questione. Tre  vini  Greci e altrettanti Bulgari (pochini ver?), più precisamente provenienti da Creta e dalla Tracia. Effie Kallinikidou enologa, per la Grecia e Julia Lazarova produttrice, per la Bulgaria hanno provveduto ad illustrare aree, climi, varietà ed a tratteggiare la situazione odierna dei rispettivi vigneti.  Per l’Italia Maurizio Manzoni, responsabile del punto vendita di enoteca,  ha proposto  l’assaggio alla cieca di un vino per paese invitando i presenti al riconoscimento delle singole caratteristiche.

Venendo ai vini va detto che la scelta di Creta appare la più interessante e ricca di prospettive future, almeno in termini di varietà presentate. I tre vini, due bianchi ed uno rosso, se non altro avevano il pregio di provenire da varietà originali e radicate nel passato (ma ci si augura anche nel futuro) e nella tradizione cretese. Il rosso, Mirambelo  pdo Peza, è fatto con uve Kotsifali e Mandilaria. Trattasi di rosso il quale, una volta detratto al naso il contributo del legno americano, lascia emergere un fine tratto speziato e di tabacco dolce. I due bianchi il Vidiano-Alexakis PGI Creta da uve omonime (Vidiano) indubbiamente ben fatto, semplice e di spiccata acidità, più articolato e ricco di personalità il Xerolithia da uve Vilana. Entrambi i vini bianchi provengono dalle colline attorno ad Heraklion, da terreni non irrigati e posti a oltre 500 mt slm. Il primo argillo-sabbioso, il secondo più calcareo.

Molto diverso l’approccio dell’altra regione, la Tracia, dove la viticoltura, pur godendo dei “privilegi” di un passato glorioso, solo recentemente ha ripreso interesse alla produzione di vini di qualità. I tre rossi proposti  stilisticamente ricalcano un modello più teso  a dimostrare un buon livello tecnico generale che a mettere in luce, qualora ve ne fossero,  le caratteristiche delle varietà impiegate e dei microclimi della vasta regione della piana danubiana e del mar nero.  Tra i tre(pare uno scioglilingua) vini rossi il più interessante è il PGI Thracian Valley Maximinus Thrax 2008, da uve Mavroud (per certi versi simile al Mourvédre) un vino che conserva, a distanza di 5 anni, un integro profilo olfattivo floreale a cui si aggiunge una leggera sensazione legnosa. Teso e bilanciato all’assaggio che sarebbe godibilissimo se non avesse una leggera striatura di caramello sul finale di bocca. Gli altri due rossi, il PGI Thracian valley Pamid(un’ antica varietà) 2013 è un rosso giovane e semplice che ambisce, con un certo successo, ad avvicinarsi al Beaujolais e il PGI Thracian Valley Prima 2012, da uve Cabernet Franc.

 In conclusione, senza essere un esperto di mercato internazionale e soprattutto dati i pochissimi vini presentati e degustati, penso  che le maggiori opportunità e potenzialità le abbiano i vini Greci, in questo caso sarebbe meglio dire di Creta, mentre per ora i vini della Tracia sembrano essere più destinati a soddisfare un consumo interno dalle esigenze qualitative in crescita.  

Giovanni Solaroli

Ho iniziato ad interessarmi di vino 4 eoni fa, più per spirito di ribellione che per autentico interesse. A quei tempi, come in tutte le famiglie proletarie, anche nella nostra tavola non mancava mai il bottiglione di vino. Con il medesimo contenuto, poi ci si condiva anche l’onnipresente insalata. Ho dunque vissuto la stagione dello “spunto acetico” che in casa si spacciava per robustezza di carattere. Un ventennio fa decisi di dotarmi di una base più solida su cui appoggiare le future conoscenze, e iniziai il percorso AIS alla cui ultima tappa, quella di relatore, sono arrivato recentemente. Qualche annetto addietro ho incontrato il gruppo di Winesurf, oggi amici irrinunciabili. Ma ho anche dei “tituli”: giornalista, componente delle commissioni per la doc e docg, referente per la Guida VITAE, molto utili per i biglietti da visita. Beh, più o meno ho detto tutto e se ho dimenticato qualcosa è certamente l’effetto del vino.


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