Assaggi Vernaccia di San Gimignano 2021: leggi alla voce “attendere”3 min read

Buona parte del nostro assaggio di quasi 80 Vernaccia di San Gimignano può essere riassunto in una parola: “attendere”.

Già durante l’anteprima di marzo ci eravamo trovati di fronte a una serie di vini di difficile interpretazione, molto chiusi in se stessi sia per imbottigliamenti recenti che per problemi esterni legati al servizio.

Avevamo rimandato quindi ai nostri assaggi annuali l’apertura dello “scrigno” sull’annata 2021 ed ecco quello che è venuto fuori.

Occorre fare un preambolo: degusto per varie guide Vernaccia di san Gimignano da almeno 30 anni e in passato, sempre nel periodo giugno/luglio, era veramente difficile interpretare vini che avevano poco corpo, pochi profumi e ancora molta solforosa da digerire.

Il quadro che ci siamo trovati invece di fronte  il 9 giugno era molto diverso: le Vernaccia di san Gimignano 2021 sono figlie di un’annata importante, con strutture di buon livello e aromi interessanti. Purtroppo un’altra caratteristica è che ci vorrà più tempo del previsto per permettere all’annata di esprimersi.

Prova ne sia che i migliori dei nostri assaggi provengono praticamente tutti da annate precedenti, ma siamo sicuri che tra 5-6 mesi la stessa degustazione darebbe risultati molto diversi.

Forse con l’annata 2021 può veramente iniziare un percorso che potrebbe portare tra qualche anno a far entrare in commercio le Vernaccia un anno dopo, permettendo così a questo vino, molto cambiato (in meglio) nel tempo di presentarsi con le giuste caratteristiche. La prova del nove la portano i vini del 2020 e del 2019 che hanno ottenuto importanti valutazioni: sono Vernaccia che storicamente entrano in commercio almeno dopo un anno e per noi tracciano una strada che la denominazione dovrebbe seguire.

Anche perché, pur ancora “in nuce”, le Vernaccia di San Gimignano 2021 hanno dimostrato  di avere le carte in regola se si considera che  ben il 70% delle Vernaccia non Riserva degustate hanno ottenuto almeno 80 punti, dimostrando una crescita qualitativa globale che è una garanzia per il consumatore. Inoltre nessun vino ha mostrato problemi tecnici, se non in qualche caso l’uso di uve che con la Vernaccia hanno poco a che spartire o l’utilizzo di vinificazioni “moderne” che portano nei primi mesi di vita (e non solo) a profumi che ti portano più verso la Nuova Zelanda che nelle vicinanze delle torri di questa cittadina.

Se passiamo a parlare delle Riserva, pur avendo trovato ottimi vini dobbiamo come sempre constatare come il rapporto con il legno sia problematico, tanto da essere, alla fine, il vero fattore “divisivo” tra i vini, mettendo da una parte quelli (pochi) che l’hanno digerito e dall’altra i molti che purtroppo devono ancora farlo o, nella peggiore delle ipotesi, non lo faranno mai. Quando il legno, alla fine, diventa più un freno che un modo per migliorare il prodotto bisognerebbe porsi qualche domanda e magari cercare una strada diversa per portare in alto quelle che dovrebbero essere le migliori selezioni di vigna o di cantina.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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