Assaggi Lambrusco 2021: vari mondi e modi a confronto4 min read

I nostri assaggi 2022 sono iniziati con quella che definire “una cappella” è fargli un complimento. In effetti abbiamo solo… sbagliato giorno e ci siamo presentati al Consorzio del Lambrusco a Modena un giorno prima. Per fortuna la loro organizzazione e la bravissima Alice Camellini sono riusciti a risolvere questa “partenza anticipata”

Partenza a parte veniamo al percorso, che ci ha portato a degustare circa 80 Lambrusco divisi in tre grandi famiglie: Sorbara, Grasparossa e Reggiano

Grappolo di Sorbara

Lambrusco di Sorbara.

 Parlare di Lambrusco di Sorbara vuol dire far scendere in campo due uve, sorbara e salamino. Due vitigni in simbiosi praticamente da sempre, con un disciplinare che dice 60 minimo del primo e 40% massimo del secondo ma lascia libera la strada a molte, forse troppe interpretazioni, specie sul colore ma anche sulla tipologia, dove più o meno salamino, più o meno sorbara, più o meno zucchero residuo creano delle differenze difficili da capire per chi non è molto addentro a questo mondo. Mai nei nostri assaggi, divisi in batterie di 5 vini, abbiamo avuto un range cromatico abbastanza uniforme e se questa è una “regola” che esiste da sempre, presta indubbiamente il fianco ad una visione da mercato internazionale.

Un buon numero dei vini degustati sono indubbiamente buoni, spesso anche molto verticali ma, come già detto, se un giorno o l’altro vorranno veramente affrontare i grandi mercati esteri dovrà essere fatta chiarezza non solo tra le differenze “strutturali” tra le numerose tipologie. Però quando trovi un Sorbara  magari non coloratissimo, fresco, il mondo ti sorride, anche perché con i tempi che corrono incontrare vini di alto profilo con gradazioni che vanno da 11° a 12° ad esagerare è un lusso che pochi vini possono permettersi. Anche dal punto di vista dei punteggi ben 4 Vini Top e diversi altri che non ci sono arrivati per un pelo certificano una qualità media molto alta che pone il Lambrusco di Sorbara sulla ipotetica vetta della “montagna lambrusco”

Vigne a Castelvetro

Lambrusco Grasparossa di Castelvetro

Dalla pianura si passa in collina, dal GDC a forme di allevamento diverse e, almeno sulla carta meno produttive, da un vitigno dal poco colore ad uno ipercolorante, molto tannico con gradazioni alcoliche che per forza salgono se non vuoi vendemmiare uve marcate da tannicità molto immature.

Qui i colori si assomigliano e sono tutti sul porpora intenso, ma purtroppo abbiamo trovato grande diversità nel bicchiere: picchi qualitativi importanti ma anche quasi il 10% dei vini con dei problemi, spesso legati al brett. Certo che, ribadiamo, non è facile produrre un Lambrusco Grasparossa di alta qualità, specie se vuoi stare basso con gli zuccheri residui e quindi mettere maggiormente in mostra i suoi tannini, però questa differenza media con i Sorbara non ce l’aspettavamo. Non solo i punteggi si sono abbassati ma anche i Vini Top sono passati da quattro a uno, certificando una diversità di cui va preso atto.

Vigneti di lambrusco

Il mondo del Lambrusco Reggiano e gli IGT

Sicuramente il più complicato e, alla fine meno convincente. Qui  si trovano tante, troppe tipologie di vini e poco convincenti per equilibrio: lo zucchero residuo serve spesso per coprire e non per esaltare o mediare. I vini sono più facili, più morbidi, ma spesso la gradevolezza è affiancata da troppa semplicità di beva. Anche qui ci sono delle punte importanti e sicuramente pochissimi vini con problemi tecnici, ma la complessa profondità di molti vini degli altri due gruppi qui si trovano difficilmente.

In conclusione

Si dice che con il lambrusco, viste le sue tipologie, puoi andare dall’antipasto al dolce con vini sempre diversi. Questo è vero ma farlo capire ad un mercato spesso poco reattivo e poco informato non è facile. Da questo punto di vista il successo del Prosecco potrebbe dare qualche idea. Mentre queste idee si sviluppano l’impressione è che il mercato del Lambrusco di qualità premi più i singoli brand rispetto alle denominazioni. Un Consorzio unito e magari con all’interno giovani produttori può fare molto per cambiare la situazione, senza penalizzare nessuno.

Si ringrazia il consorzio del Lambrusco per alcune foto dell’articolo.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


ARGOMENTI PRINCIPALI



LEGGI ANCHE