Correva l’anno 1992 e una delle sorprese dell’unica guida vini allora presente in Italia fu il massimo riconoscimento ad un Rosso Conero. Tra appassionati facemmo carte false per trovare quel vino e ricordo che quando l’assaggiai lo trovai buonissimo, equilibrato, dotato di giusta spalla, calore e con tannino importante ma setoso.
Molti pensavano che quel riconoscimento avrebbe fatto crescere un territorio bellissimo ma poco conosciuto (il Conero) e lo avrebbe portato a primeggiare tra le zone rossiste italiane.
In realtà il Conero è bellissimo ed ha la particolarità di avere i vigneti abbastanza vicini al mare, ma per quanto ci riguarda anche questa volta non possiamo dire che sia tra le principali zone rossiste italiane. Se per quantità di vino prodotto lo sapevamo anche prima (vedi grafico) per qualità speravamo che dal nostro ultimo assaggio le cose fossero migliorate e invece…
Procediamo con calma: avevamo in degustazione vini dal 2011 al 2016, quindi sia annata che riserva di varie vendemmie, vini con caratteristiche e peculiarità diverse. Purtroppo quasi mai siamo riusciti a declinare potenza con equilibrio, aromi classici con austera finezza, struttura con complessità, restando anche in qualche caso sorpresi da un uso del legno abbastanza coprente.
Se andiamo poi a vedere i voti la situazione migliora perché più del 50% dei vini ha ottenuto almeno 3 stelle, però la sensazione è di essere davanti ad un vino senza un’idea futura, senza una strada chiara e condivisa dai produttori.
Capiamo che il Montepulciano non è un uva semplice ma, visto anche il numero non certo alto di produttori, non si può andare da vini con tannini rustici e aggressivi ad altri che sembrano dei morbidi Bordeaux.
Se l’importante è fare un ottimo vino, oltre a dover fare ancora un po’ di strada per arrivarci, non si possono seguire strade così diverse.