Assaggi Brunello di Montalcino 2016: meglio parlarne ora perché…4 min read

“Ma questi di Winesurf pubblicano adesso i risultati dell’annata 2016?” A questa domanda, che sicuramente sarà passata in testa a molti rispondiamo sempre con piacere. Noi facciamo la guide per i consumatori finali, quelli che il vino lo comprano in enoteca, a ristorante, sul web, al supermercato e possono  acquistare certi vini come la nuova annata di Brunello non il 2 di gennaio ma, ad essere buoni, verso aprile/maggio. Però questa tipologia di vino si beve meglio “col fresco” e quindi molti cominciano realmente a interessarsi e a consumarlo (a parte aver letto articoli a destra e a manca) verso ottobre/novembre. Non per niente le guide di settore, pur anticipando i risultati, fanno le premiazioni in questo periodo. Quindi pubblicare i risultati adesso, avendo assaggiato i Brunello 2016 non una ma ben tre volte (l’ultima a settembre), vuol dire dare un parere su come sono adesso quei vini e proporre un quadro molto più preciso rispetto ad un solo assaggio fatto a gennaio scorso o, ad andar bene, a maggio.

Premesso questo veniamo all’annata 2016 e ai vini. Come ho già scritto qui si tratta di un’ottima annata ma forse la prima di un nuovo corso, che vede il Brunello di Montalcino esprimersi con maggiore e rotonda eleganza più che spingere verso potenze che possono anche, in tempi di cambiamenti climatici, non trovare il giusto equilibrio tra alcol, polifenoli e acidità. Per fare questo occorre saper lavorare bene il sangiovese e soprattutto conoscere bene come reagisce ai suddetti cambiamenti la propria vigna.

I risultati sono stati di livello, con vini ampi e di buon corpo e in diversi casi tannini già rotondi e fusi. in bocca l’equilibrio è molto buono anche se in qualche caso la freschezza è meno presente. Dal punto di vista olfattivo due cose colpiscono: l’alcol importante che però non viene percepito ed un uso dei legni per niente invadente. Dal punto di vista statistico invece, quando più del 80% dei vini supera gli 80 punti (e noi non spariamo punteggi come petardi) c’è poco da dire, bisogna solo fare Chapeau alla denominazione e all’annata.

Facendo un confronto con la vendemmia 2015, la 2016 ha in più una spalla maggiore, una superiore ampiezza gustativa, mentre la 2015 ha maggiore concentrazione e un’alcolicità più in evidenza.

Una cosa che ci ha particolarmente colpito e la scarsa differenza (intensità e complessità aromatica, ampiezza gustativa, concentrazione, persistenza) tra le selezioni e i vini base delle stesse aziende, almeno in questo momento. Molto probabilmente la vedremo nel proseguo dell’invecchiamento.

Altre annotazioni da fare è che Brunello di alto profilo li troviamo in ogni zona di Montalcino e che, se volessimo scendere sul tecnico, crediamo la 2016 sia stata un’annata dove “si è estratto meno ma si estratto meglio”. Questo è anche merito di una viticoltura che, anno dopo anno, porta in cantina uve non solo migliori, ma più adattate al clima che sta cambiando.

C’è un piccolo e piacevole rischio, quello di appiattire verso l’alto la qualità dei vini. E’ per adesso un problema secondario ma guardando in prospettiva, a parte una maggiore o minore freschezza dovuta all’altezza dei vigneti, diversi Brunello sono (anche per il lungo periodo che devono passare in cantina) più figli del produttore che del vigneto. Questo produttore (che, va detto,  produce sempre meglio) dovrà cominciare a domandarsi perché un cliente debba comprare anno dopo anno il suo vino, visto che oramai la media qualitativa permette di andare quasi a botta sicura. Per non correre il rischio che alla fine la differenza la faccia solo il prezzo occorre iniziare a puntare molto di più sulle differenze stilistiche.

Prima abbiamo detto “il suo vino” ma dovremmo parlare di “suoi vini” perché il futuro di Montalcino non è nel Brunello, che un futuro lo ha già anche se con possibili alti e bassi di prezzi, ma nel posizionamento del Rosso, della Riserva e soprattutto nella riconoscibilità della “mano aziendal/territoriale”.

Se andiamo a guardare i marchi più conosciuti, tutti hanno una precisa connotazione stilistica, che permette di superare annate difficili o particolari: il futuro di tanti produttori di Montalcino è riuscire a crearsi uno stile preciso, a moltiplicarlo nei vini aziendali e a perpetuarlo.

Per questo ci vorrà del tempo ma credo che i più attenti stiano cominciando a lavorarci da subito e che con le vendemmie 2019 e 2020 vedremo una diversificazione stilistica maggiore rispetto ad oggi.

 

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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