Anteprima Vernaccia: un buon inizio3 min read

Ci convocano annualmente a San Gimignano per l’ Anteprima della Vernaccia. Andiamo e in qualche modo ci convinciamo sempre di più del valore del bianco locale. E la prima persona plurale non si riferisce solo a noi di Winesurf, ma sostanzialmente alla critica in generale e al buon numero di addetti ai lavori che ha visto crescere la manifestazione da quando Giovanni Panizzi l’ha fatta decollare.

Quello che ci intriga di più non è propriamente l’ "anteprima" ma piuttosto l’ assaggio di annate più vecchie, la maggior parte fuori commercio. Così lo scorso 20 febbraio siamo andati soprattutto per la settima edizione de "Il vino bianco e i suoi territori": abbiamo provato e discusso sette belle Vernacce di altrettante aziende, e di varie annate (dal 2010 al 2002), accostate a cinque bianchi della Loira centrale a base Chenin Blanc, anch’esso  giustamente considerato vitigno a basso impatto aromatico.

C’ erano pure sfiziose new entries, come Montenidoli con la sua Carato 2002 che giustamente la produttrice Elisabetta Fagiuoli ha presentato come una smentita all’ opinione generale sull’annata; per non parlare di star mondiali come la Coulée de Serrant col giovane 2008, perentorio in bocca quanto discreto al naso.
Più sapidità e una certa eleganza dalle colline di di San Gimignano, più vigore gustativo – corroborato magari da residuo di zucchero – dalle sponde della Loira.

La sapiente selezione e presentazione curata quest’anno da Ernesto Gentili ha confermato quanto già emerso nelle edizioni precedenti: che la Vernaccia è in grado di offrire qualità notevole e di confrontarsi bene con altri bianchi di livello in giro per il mondo. Di più, può offrire personalità – caratteristica sempre più ricercata, per lo meno dalla critica – al punto da spingere lo stesso Gentili ad auspicare una zonazione del territorio comunale.
Le differenze stilistiche sono infatti emerse ugualmente evidenti all’interno dei due gruppi di vini, anche se non va dimenticato che le Vernacce provenivano da un cerchio con raggio di pochi chilometri mentre ne corrono oltre cento fra un Savennières e un Montluis.

Non male anche la presentazione dell’annata in uscita, in questa edizione testata finalmente con la dovuta calma e un servizio inappuntabile: pur con tutti i limiti del caso – i soliti campioni da vasca o da imbottigliamenti comunque troppo recenti – gli assaggi hanno evidenziato buon equilibrio generale e pulizia, con sapidità in primo piano. Bene per adesso.
Apprezzabile pure l’ arenarsi dell’ondata "forestiera" che portava contributi aromatici sorprendenti a un’ uva che troppo aromatica non è. Dietro tutto questo c’è comunque un’estate 2011 piuttosto bizzarra, che ha certo messo in difficoltà le uve rosse della Toscana centrale, ma che ha evitato il peggio per un vino come la Vernaccia. C’è pur stata la botta di caldo anomalo a fine agosto, ma la vendemmia ravvicinata che è seguita ha almeno evitato la siccità prolungata che può aver afflitto altre tipologie. Gli agronomi, nel confronto col terribile 2003, sottolineano inoltre il ruolo delle piogge protratte fino a inizio luglio che ha caratterizzato l’annata scorsa.

Fino a questo punto quanto emerso dagli assaggi nell’area degli addetti ai lavori. La manifestazione ha previsto comunque l ‘apertura al pubblico per due giornate, coi produttori a mescere direttamente. E qui, per tornare al tema iniziale, bene hanno fatto molti di loro a portare con sé qualche annata vecchia – indietro fino al 2006,  con un esemplare perfino di 2004 – nell’assaggio libero ai banchi, dove ogni azienda ci ha messo la faccia e dove alla fine ha circolato un buon numero di persone.
Sperando per i produttori stessi che ormai il grosso di quelle annate sia stato venduto e possibilmente incassato, ha fatto piacere trovare traccia di quanto seminato a livello consortile in questi sette anni di manifestazione. Che rimane un potenziale. Perchè tra la media qualitativa della Vernaccia dell’anteprima e quella in giro sugli scaffali o venduta al turista dentro e intorno al borgo lo spread è ancora troppo alto.

Alessandro Bosticco

Sono decenni che sbevazza impersonando il ruolo del sommelier, della guida enogastronomica, del giornalista e più recentemente del docente di degustazione. Quest’ultimo mestiere gli ha permesso di allargare il gioco agli alimenti e bevande più disparati: ne approfitta per assaggiare di tutto con ingordigia di fronte ad allievi perplessi, e intanto viene chiamato “professore” in ambienti universitari senza avere nemmeno una laurea. Millantando una particolare conoscenza degli extravergini è consulente della Nasa alla ricerca della formula ideale per l’emulsione vino-olio in assenza di gravità.


ARGOMENTI PRINCIPALI



LEGGI ANCHE