Anteprima Chianti Classico: organizzazione perfetta, mentre il 2014 lo è un po’ meno4 min read

E’ sempre un piacere entrare alla Stazione Leopolda ed essere accolti da centinaia di Chianti Classico. Quest’anno poi il nostro ingresso e stato salutato nientepopodimeno che, anche dalla…storia.

 

Sono infatti trascorsi 300 anni esatti da quando il Granduca Cosimo III emise il bando che delimitava, tra l’altro, il territorio del Chianti (in realtà di quello che praticamente è oggi il Chianti Classico) e questa ricorrenza è stata giustamente messa in luce dal Consorzio con celebrazioni particolari, tra cui una fastosa cena di gala.

 

Ma torniamo all’ingresso alla Leopolda e a quella sala gigantesca e scenografica che non può non colpire.  MI hanno colpito un po’ meno i vini delle nuove annate presentate (2014 annata, 2013 Riserva e Gran Selezione), ma era nell’ordine delle cose perché provenienti da due vendemmie non certo eclatanti.

 

Ma andiamo con ordine e partiamo dai segnali positivi: su 50 Chianti Classico presentati della vendemmia 2014 solo una decina erano campioni da botte e questo è un segnale interessante e in controtendenza. Infatti gli scorsi anni erano quasi divisi a  metà tra campioni e vini regolarmente imbottigliati, con quest’ultimi che si assestavano su 25/30 campioni.

Voi direte “Ma che importanza può avere se adesso ci sono più vini imbottigliati?” la risposta è semplice, vuol dire che c’ è già richiesta sul mercato e che le annate precedenti sono già esaurite e/o vuol dire che comunque si mette il vino in bottiglia per fargli fare un affinamento maggiore. Entrambi sono per me segnali molto positivi.

 

Assaggiando i 40 Chianti Classico 2014, serviti come sempre con velocità, bravura, tempismo e cortesia da quegli angioletti nerovestiti che sono i sommeliers dell’AIS, mi è venuta in mente una frase che attorno al 1980 mi disse l’ex campione italiano di tennistavolo, il fiorentino Stefano Bosi. Era quasi al termine della sua eccezionale carriera e, quasi per scherzo, aveva messo su una delle due facce della sua racchetta  una gomma “puntinata”, molto di moda che però non permetteva il suo classico gioco d’attacco. Quell’esperienza non durò molto ma durante un torneo, mentre stava perdendo una partita proprio a causa di quella gomma di cui non era pratico, ammise sconsolato “ Praticamente sto giocando con una gomma sola e quindi sto facendo un miracolo!”.

 

I Chianti Classico del 2014, annata “giocata con una gomma sola”, fuor di metafora portata avanti tra piogge che sono arrivate fino al periodo vendemmiale, non sono certamente dei grandi vini ma i produttori chiantigiani sono riusciti quasi a fare un miracolo, cioè presentare dei vini freschi al palato, piacevoli, abbastanza equilibrati, specie quando avranno almeno 8-10 mesi di bottiglia. Forse qualcuno  chiude leggermente amaro, qualcun altro ha il naso ancora poco espresso, ma in definitiva mi sono trovato di fronte a vini lineari, precisi, molto più adatti alla tavola che alla degustazione professionale.  

 

Le Riserve 2013, anch’esse figlie di una vendemmia molto difficile si sono però avvantaggiate (almeno secondo me) dell’ingresso nelle aziende chiantigiane della Gran Selezione nel ruolo di vino principale. Quindi ho assaggiato una trentina di riserve tutte o quasi giocate su freschezza e finezza, dove il legno difficilmente era sovradimensionato e dove l’equilibrio era ancora in fieri ma arriverà col tempo. Vini molto meno impacciati rispetto agli anni passati, più bevibili, meno corposi ma più dinamici e, alla fine. piacevoli.

 

Le poche Gran Selezioni 2013 (nemmeno 10 imbottigliate) non possono certo parlare per tutta la categoria ma confermano che la materia “pesante” , almeno quella che c’era nel 2013, in gran parte è andata qui. A questo punto il mondo si divide in due categorie: ci sono quelli come me che vedono in questi vini una riedizione dei supertuscan in negativo (quindi tanto legno, vini ingessati, spigolosi, non bevibili se non in un ipotetico futuro)  e chi invece vede la cosa in positivo (vini potenti, tannici, ruvidi ma concreti, con legni importanti che il futuro renderà armonici)…chi vivrà vedrà.

 

In conclusione, come sempre la Chianti Classico Collection è stata una manifestazione che ha permesso di lavorare bene e nello stesso tempo di presentare al meglio il Chianti Classico, sia alla stampa specializzata sia a quella generalista dell’universo mondo.

 

Appuntamento non tra trecento anni ma tra 12 mesi!

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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