Anteprima Brunello ‘07: vino pronto..anche ad invecchiare bene5 min read

E alla fine arrivammo a Montalcino. Il qui presente, reduce da Vinisud ( il cui resoconto vi fornirò giovedì ma di cui intanto potete vedere qualche immagine qui) si è presentato “fresco fresco” alle 8.45 (assieme a diversi altri colleghi) per scoprire dalle facce truci e regolarmente “occhialdasoldotate” dei buttafuori (forse sarebbe meglio chiamarli buttadentro) che era troppo presto e quindi dovevamo ripassare. Superati però i tre quarti d’ora  passeggiando per la città del Brunello ci siamo affacciati alle sale per la degustazione.

Quest’anno, oltre alla bella sala del chiostro, dotata di tavoli tondi con 5 posti e quindi con tutto lo spazio per il computer e i bicchieri, si erano aggiunte un bel salottino da riposo delle stanche papille gustative e soprattutto la sala con i produttori. Quest’ultima era abbastanza piccola ma comunque funzionale. Insomma, piano piano a Montalcino stanno arrivando quasi al livello della Stazione Leopolda (quasi, anche perché gli spazi a Firenze sono 20 volte maggiori e potrebbero ospitare al meglio tutte le anteprime).

Praticamente con un sommelier a disposizione e affiancato dal trio Giacomelli-Porcelli-Solaroli ho iniziato ad approcciarmi ai 140 campioni dell’annata 2007, l’ennesima a cui erano state attribuite le cinque stelle, cioè il massimo. In realtà ne ho assaggiati una cinquantina, più che sufficienti comunque per farsi un’idea precisa.

Per inciso: alla vendemmia 2011 sono state attribuite quattro stelle su cinque. La domanda è “Perché continuano a farsi del male attribuendosi valutazioni buone solo per quelli che vengono dalla galassia di Orione (con relativa rima…)?” Forse sarebbe meglio lasciar perdere questo oramai ininfluente e quasi controproducente rito delle stelle, lasciando eventualmente alla stampa la valutazione dell’annata. Capisco che il comunicato stampa fa il giro del mondo, lasciando però anche il tempo che trova e portando con se forse anche qualche risatina di compatimento.

 

Ma veniamo al 2007: per descrivervi l’annata non userò parole mie ma quelle che il nostro agronomo Davide Ferrarese usò nel 2007. Infatti iniziammo quell’anno la rubrica “Che tempo fa” (vedi) che ogni mese, nel periodo febbraio-ottobre, parla di come sta andando la stagione.  Certe rubriche in questi casi servono veramente molto.

Ecco cosa scriveva ad agosto: “Sicuramente sino ad oggi l’annata è stata anomala, con l’anticipo stagionale dovuto ad un inverno ed una primavera miti e asciutti, giugno ha portato qualche pioggia benefica, luglio è stato caldo, e con un agosto non più come una volta (per lo meno al Nord). Le vendemmie sono anticipate, ma con notevoli variabilità da zona a zona, e non certo seguendo le previsioni fatte mesi or sono. Potremmo definirlo un “anticipo posticipato”. La qualità delle uve è variabile da zona a zona, sembrerebbe mediamente buona, e le quantità produttive non elevate.


E a fine settembre: “In generale a settembre ….hanno avuto una buona insolazione, illuminazione diurna e temperature relativamente fresche durante la notte (anche fredde),  che hanno favorito un ideale processo evolutivo della maturazione dei grappoli.
Questi presupposti abbinati alla sanità dei grappoli abbastanza diffusa, un prolungato periodo di escursioni termiche fra giorno e notte, ventilazione diurna, aria secca, ed assenza di eventi calamitosi naturali, sono stati ottimali, perchè si possa prevedere un profilo aromatico molto complesso, intenso e fine.  I vitigni a bacca rossa raccolti…. in alcuni casi le gradazioni alcoliche sono alte e c’è il rischio di avere vini poco equilibrati con la componente acida."

 

Quindi un’annata non male, precoce ma con un settembre che, per chi ha atteso, ha dato una buona mano. Il caldo però nel 2007 è stato notevole è il rischio di trovarci con dei vini cotti o surmaturi, dotati di tannini ruvidi e generalmente scomposti era alto.

Partiamo dai colori: oramai le tonalità sono tutte sul rubino quasi aranciato, anche in quelle cantine che spiccavano per  dei porpora cupo che ci facevano tanto scuotere la testa. Mediamente le gamme aromatiche sono fresche e piuttosto fini, poco tendenti al frutto rosso ma al balsamico, con alcuni “ritorni” verso sentori di pesca matura non certo classici. I legni oramai sono quasi sempre ben dosati e comunque praticamente mai sovradimensionati. 

Di interessante c’è soprattutto il fatto che gli aromi  hanno abbandonato  quasi sempre quelle note primarie piuttosto strane in un vino di 5 anni per virare verso dei terziari piuttosto complessi  e comunque di buona freschezza.

In bocca, se si escludono una serie di campioni dove l’acidità è estremamente scissa ci troviamo di fronte a tannicità abbastanza fitte ma quasi mai rustiche e ruvide. Forse una maggiore freschezza non avrebbe fatto male ma avrebbe indubbiamente “spostato il tiro” e presentato vini che invece di essere già abbastanza pronti, avrebbero avuto davanti del tempo per riuscire piacevoli complessi.

I 2007 sono dei vini che si ispirano all’immediatezza del 2005 ma la declinano con una maggiore struttura, fittezza tannica e calda rotondità. In diversi casi potranno anche avere buone evoluzioni nell’invecchiamento. Se dovessi spingermi verso un voto all’annata sarei per un 7.5 abbondante

La grande diversità dal 2006 è comunque risaltata al momento di assaggiare le poche (strano?) riserve presentate. Vini di grande austerità ed ancora molto lontani dall’equilibrio. Però la concentrazione tannica è veramente importante e la componente acida aiuterà molto in futuro. Sono ancora più convinto che il 2006, escludendo il 2001,  è stata la migliore annata dal 1990 ad oggi.

Adesso non resta che rimandarvi a settembre….data dei nostri assaggi annuali, per farvi nomi e cognomi.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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