Anteprima Amarone 2008: da Vinosauro a Superwine5 min read

Dopo il Taurasi 2008 è la volta dell’Amarone 2008. La sua anteprima  è inizialmente  più “movimentata” a causa di un terremoto che scuote Verona e mezzo nord Italia nel pomeriggio del giorno precedente.

Ma niente può fermare la macchina delle anteprime e quindi sabato 28 tutti al palazzo della Gran Guardia per celebrare i successi di questo territorio che negli ultimi 10 anni ha cambiato completamente faccia.

Ce lo sottolinea il presidente del consorzio Emilio Pedron  “ Dal 2000 al 2011 siamo passati da 5 a 12 milioni di bottiglia di Amarone vendute, a queste si sono aggiunte oltre 20 milioni di bottiglie di Valpolicella Ripasso. Ovviamente sono diminuite drasticamente le bottiglie di Valpolicella base, che da 50 milioni sono arrivate a nemmeno 25”.

Una vera e propria rivoluzione sulla scia di quello che venti anni fa venne definito Vinosauro, immaginandolo come antico e superato,  e oggi veste invece i panni del supereroe. Lo potremmo chiamare Superwine per come è riuscito ad essere in sintonia con i gusti presenti e (forse) futuri dei consumatori soprattutto esteri, per come ha cambiato faccia ad un territorio e per come ha portato il suo verbo in molte zone enologiche del nuovo mondo, dove il “metodo amarone” viene studiato e applicato, per fortuna con risultati non molto apprezzabili.

Un quadro più che positivo idilliaco, anche se nessuno sembra vedere quella che potremmo definire “la Kriptonite di Superwine”, cioè quel fattore che potrebbe mettere al tappeto il nostro supereroe. Praticamente tutta la filiera produttiva della Valpolicella è incentrata su vini rossi dove la componente appassimento e gli zuccheri residui sono fondamentali. Nel momento in cui questa…. moda, segnerà il passo il tornare indietro o il cambiare rotta non sarà molto facile.

Mi bacchetto da solo per non riuscire a non fare l’uccello del malaugurio e passo immediatamente alla vendemmia 2008.

C’è il politichese e c’è sicuramente l’enologhese, cioè il linguaggio usato dagli enologi per far apparire più i pregi dei difetti. Traducendo per voi quanto ci è stato detto arriviamo a fotografare un’annata non certo eccezionale;  non certamente calda, con diversità dovute più alla mano dell’uomo che non a quella di dio. Dal 2008 arriveranno amarone non certo estremamente potenti ma abbastanza freschi, con meno zuccheri residui e quindi più bevibili e forse più eleganti. Mancheranno un po’ di calda potenza ma se ne avvantaggeranno  la componente aromatica, più sul floreale e sullo speziato (dove il legno la farà emergere..) l’eleganza e la possibilità di trovargli un abbinamento a tavola.

Non in enologhese si è parlato invece, per la prima volta, di una netta differenziazione dei territori, presentando i vini del 2008 divisi per vallate. Per adesso siamo lontani da una vera e propria suddivisioni in crù ma la divisione e la presentazione vallata per vallata è sicuramente un passo avanti verso una logica ed attesa distinzione dei vigneti e dei terreni (parlare di terroir forse è presto)  in Valpolicella.

La divisione in vallate è stata anche il “leit motiv” delle sale dove i produttori ci attendevano. Non più quindi divisi in ordine alfabetico ma per valli di provenienza: una novità assolutamente da condividere e da sviluppare, magari facendo portare a tutti tratti distintivi dei loro vigneti (carotaggi, medie termiche,  uve in appassimento etc) .

Le sale per la degustazione professionale non erano ovviamente divise per vallate ma solo tra vini bendati e non. In tutto i campioni erano una sessantina; appena la metà però erano imbottigliati, il resto  campioni da botte.

Su questo punto occorre dire due parole: senza nulla togliere alla bravura ed all’impegno degli organizzatori, trovarci alla fine di fronte soltanto ad una trentina di vini che i lettori potranno trovare da domani in commercio, limita e non poco il valore di un’anteprima. Come dicevo in generale (qui), mettere in moto una macchina non da poco e non poterla sfruttare appieno non è certo il massimo. Non voglio entrare nell’argomento delle aziende che sempre in numero maggiore  preferiscono rimanere a guardare (per me sbagliando) ma forse, anche per vinire loro incontro, si potrebbe rendere più incisiva l’anteprima usando alcuni accorgimenti:

 

1. Non chiamarla più anteprima.

2. Non incentrarla sulla nuova annata (che ricordiamoci, prima che sia veramente in commercio passerà del tempo) ma sull’Amarone  che le aziende hanno realmente in commercio. Quindi x presenterà il 2007, y il 2006, z il 2008, e via così. Questo permetterebbe a chi assaggia di dare indicazioni utili per i consumatori in quanto relative a vini che si possono trovare IL GIORNO DOPO A RISTORANTE O IN ENOTECA.

3. Mantenere l’assaggio dell’annata presentata, solo però con vini imbottigliati.

Tra i vari motivi c’è un fattore  basilare per spingere in questo senso. Vini come l’Amarone hanno assolutamente bisogno (forse anche più di altri) di bottiglia e tempo per potersi aprire. Assaggiare vini molto più aperti e distesi può portare da una parte a parlarne bene con maggiore forza e dall’altra addirittura a RI-parlarne, magari correggendo valutazioni date su vini estremamente giovani e difficilmente valutabili. Tutto questo sarebbe certamente ben accettato dal consumatore che non vive solo di anteprime senza riscontro ma soprattutto di vini da bere “hic et nunc”.

Nel frattempo, aspettando decisioni dettate anche dal buon senso, ci proiettiamo verso le prossime anteprime, Bardolino in testa.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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