Annate storiche della Romagna in carta3 min read

Noi faentini (gli abitanti di Faenza) non siamo mica messi tanto bene. Tanto per iniziare ci prendono per i fondelli  tutti quelli che passano sull’A14 tra Imola e Forli.

Me li immagino nelle loro auto che iniziano a sniffare guardando con occhio schifato il compagno di viaggio come a chiedergli: ma sei te che l’hai mollata?

Poi, un paio di anni fa c’è stata la storia dei piccioni morti. Non certo leggendari come quelli pregiati di Meleta, bensì  infestanti piccioni torraioli, assurti alle cronache televisive nazionali per essere morti in gran quantità  per cause misteriose. Ovviamente turisti e troupe tv a frotte per assistere al calendario maya dei volatili.

A noi faentini piace andare in tv, infatti poche settimane orsono, su La7, siamo stati citati. Non per le nostre belle ceramiche, ma per la diffusa condizione di povertà. Talmente diffusa da intaccare uno dei baluardi della ricchezza, la chiesa. Infatti il Vescovo, con il nobile intento di redistribuire la ricchezza, ha esortato i preti e gli “addetti ai lavori questuali “ in chiesa ad essere più convincenti e pressanti nell’esigere la spontanea offerta dai fedeli.

E come se tutto ciò non bastasse a deprimere la nostra autostima, non poteva mancare l’arredo urbano pre-natalizio. Lo so che a ‘sto punto è difficile credermi, ma posso assicurarvi che siamo stati capaci di arredare la città con dei cessi. O meglio con dei pozzetti, di cemento colorato è vero, ma pur sempre pozzetti. E il grande albero di Natale della piazza principale è sostenuto da un basamento formato da 4 fosse biologiche. Insomma il brutto impera dovunque(però è a gratis e di questi tempi il gratuito imbellisce), eppure la nostra non è una città di merda, tutt’altro.

Tanto per tornare in tema con winesurf su cose enoiche, e guardare al “lato più soleggiato dell’esistenza”, annoto che Faenza ha un passato glorioso ed un radioso futuro, avendo dato i natali all’Ente Tutela Vini di Romagna, l’attuale Consorzio Vini di Romagna. Poi è qui che si si tiene Enologica, come già sapete la più importante rassegna regionale e ancora qui (incredibile ma vero) sono nate un paio di idee sui sangiovese romagnoli mica male.

I bene informati dicono che i progetti sono il frutto di una mente atipica. Chi infatti si metterebbe a cuore il passato ed il futuro del Sangiovese di Romagna se non un faentino che risponde (quasi sempre) se lo chiamate per nome e cognome, Giorgio Melandri?
Di una delle due idee ve ne avevo già scritto qui mentre dell’altra mi accingo ora.

Trattasi della realizzazione della prima carta delle annate storiche del Sangiovese di Romagna. E’ stata ideata e portata avanti da Giorgio con l’aiuto di un gruppo di lavoro da lui messo assieme con tenacia e volontà. Il fatto che anch’io faccia parte di questa piccola elite non deve trarre in inganno i lettori sulla validità del progetto.

Certo non è la carta dei Barolo o Barbaresco e nemmeno  quella del Brunello di Montalcino, visto che le annate abbracciate sono certamente più esigue e che una mappatura “cru-esca”  della Romagna è di la da venire;  tuttavia c’è un bel racconto delle annate a partire dal 1990 fino al 2008 e, a corollario, anche una bella interpretazione dei diversi suoli che danno vita al variegato terroir romagnolo.

Tranquilli: la carta si può consultare gratuitamente e, udite udite, addirittura scaricare da qui .  Quasi quasi mi convinco che dopotutto forse non saremo ricordati come la città della puzza, dei cessi, dei piccioni suicidi, dei preti poveri e dei pozzetti di Natale ma come la culla della rinascita dei sangiovese di Romagna  e dei suoi terroir.  Buone Feste a tutti voi.

Giovanni Solaroli

Ho iniziato ad interessarmi di vino 4 eoni fa, più per spirito di ribellione che per autentico interesse. A quei tempi, come in tutte le famiglie proletarie, anche nella nostra tavola non mancava mai il bottiglione di vino. Con il medesimo contenuto, poi ci si condiva anche l’onnipresente insalata. Ho dunque vissuto la stagione dello “spunto acetico” che in casa si spacciava per robustezza di carattere. Un ventennio fa decisi di dotarmi di una base più solida su cui appoggiare le future conoscenze, e iniziai il percorso AIS alla cui ultima tappa, quella di relatore, sono arrivato recentemente. Qualche annetto addietro ho incontrato il gruppo di Winesurf, oggi amici irrinunciabili. Ma ho anche dei “tituli”: giornalista, componente delle commissioni per la doc e docg, referente per la Guida VITAE, molto utili per i biglietti da visita. Beh, più o meno ho detto tutto e se ho dimenticato qualcosa è certamente l’effetto del vino.


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