Amarone: ma che buona la storia!4 min read

Abbiamo provato a fare un piccolo viaggio indietro nel tempo anzi, nell’Amarone. Per farlo abbiamo sfruttato il momento delle nostre degustazioni presso il consorzio della Valpolicella, richiedendo ad ogni azienda (assieme ai campioni dell’ultima annata) almeno una bottiglia di amarone massimo del 2000, meglio se di annate precedenti.

Anno risposto una ventina di aziende, per un totale di 26 vini. Prima di andare avanti ci sentiamo di ringraziare di tutto cuore questi produttori, il cui elenco, con i relativi vini, troverete in calce all’articolo.

Ma perché abbiamo fatto quest’assaggio? Tutto parte dalla curiosità che abbiamo sempre avuto sulla storia dell’Amarone. Lo scorso intervistammo su questo tema (vedi) Carlo Speri. Dalla bella intervista a Carlo veniva fuori un amarone, più o meno come lo conosciamo oggi, con  al massimo (a parte alcune eccezioni, Bertani in testa) non più di 25-30 anni di storia. Se questa era la realtà il secondo passo era domandarsi se questo vino, che tutti inseriscono nell’empireo dei prodotti da grande invecchiamento, avesse effettivamente queste stimmate.

Da qui l’assaggio a cui, oltre a Maddalena Mazzeschi, Bruno Caverni e Giampaolo Giacomelli,  ha partecipato  anche una cara amica, Clementina Palese.

 

I vini sono stati degustati non bendati, partendo dal più giovane (2000) per arrivare al più vecchio (1970).

La batteria sicuramente più corposa era composta dai 2000: erano ben 13 e la stragrande maggioranza (diciamo 11 su 13)ci ha dato buone o ottime soddisfazioni. A parte le caratteristiche organolettiche tutti degustatori sono stati d’accordo nel riconoscere ai vini una bevibilità quasi ottimale ed una fruibilità, dal punto di vista della ristorazione, nettamente superiore rispetto alle annate ora in commercio. In altre parole abbiamo avuto una conferma che, in generale, almeno una decina d’anni di invecchiamento migliorano l’amarone e lo rendono indubbiamente più abbinabile, meno monolitico, più piacevole e fruibile. La stessa conferma l’abbiamo avuto incominciando ad andare indietro negli anni, in particolare con il 1999, 1998 e 1997. I vini di queste annate si sono mostrati anch’essi pronti da bere e dotati tutti di buona freschezza. Abbiamo azzardato una motivazione tecnica: andando avanti nel tempo l’Amarone da una parte polimerizza  le catene antocianiche e contemporaneamente perde una piccola parte della sua impegnativa opulenza, dall’altra l’unica cosa che rimane intatta è l’acidità e quindi, alla fine dei salmi, risulta “naturalmente” più fresco.

Con il 1997 finisce il periodo d’oro in cui “tutti i gatti sono neri” cioè in cui si può andare quasi a botta sicura comprando o stappando adesso una bottiglia di amarone. Già assaggiando vini del 1995 troviamo una diversità notevole, sia al naso ma soprattutto nella componente tannica che talvolta risulta più ruvida, scomposta e astringente. La stessa cosa ci è accaduta andando ancora più indietro, ma la degustazione ci riserva una grande sorpresa, confermando il detto che esiste sempre l’eccezione alla regola, con un 1983 che ci ha dato sensazioni  bellissime.

In definitiva è stata una degustazione che, pur avvalorando la tesi iniziale sulle possibilità di invecchiamento, ha diviso la cosa in due fasi: prima del 1997 si possono gustare grandi amaroni ma bisogna saper scegliere, dopo la cosa diviene molto ma molto più semplice. Attenzione però: se volete godervi veramente tutte le sfumature di un amarone non apritelo prima di 7-8 anni.

I vini degustati
 
Annata 2000
Fabiano   Amarone della Valpolicella Classico
Venturini Amarone della Valpolicella Classico Campo Masua
Villa Monteleone Amarone della Valpolicella Classico
Antolini, Amarone della Valpolicella Classico
Ca’la Bionda Amarone della Valpolicella Classico Vigneti di Ravazzol
Cesari Amarone della Valpolicella Bosan
Zenato  Amarone della Valpolicella Classico
Villabella Amarone della Valpolicella classico  Fra Castoro
Monteci Amarone della Valpolicella Costa delle Corone
Le Salette Amarone della Valpolicella Classico Pergole Vece
Tommasi Amarone della Valpolicella Classico
Nicolis Amarone della Valpolicella Classico Ambrosan
Santa Sofia Amarone della Valpolicella Classico  Gioè

1999
Montezovo Amarone della Valpolicella
Musella Amarone della Valpolicella

1998
Tenuta sant’Antonio Amarone della Valpolicella Monte dei Gigli

1997
Monte Zovo  Amarone della Valpolicella
Begali Amarone della Valpolicella Classico  Monte Ca’Bianca
Novaia Amarone della Valpolicella Classico Le Balze

1995
Corte Campagnola Amarone della Valpolicella Classico
Tedeschi Amarone della Valpolicella Classico Capitel Monte Olmi
Novaia Amarone della Valpolicella Classico
Santa Sofia  Amarone della Valpolicella Classico Gioè

1991
Novaia  Amarone della Valpolicella Classico

1983
Speri Amarone Recioto della Valpolicella Monte Sant’Urbano

1970
Le Ragose Amarone Recioto della Valpolicella

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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