Amarone 2005: buona annata nonostante….2 min read

L’euforia si respirava e si poteva quasi toccare con mano nella sala gremita all’inverosimile di Palazzo Giusti a Verona, durante i discorsi di rito che hanno preceduto la degustazione in anteprima degli Amarone 2005.

Tale clima ha portato anche a battute del tipo:

 “Sapete da dove nasce il termine Ripasso? Non dalla vecchia storia delle uve ripassate sulle vinacce ma dall’attuale momento di mercato. Infatti i clienti vanno in cantina e chiedono “Vorrei comprare 12 bottiglie di Valpolicella.” “Mi dispiace ma è finito.” “Allora mi dia 6 bottiglie Amarone.” “Spiacente ma è finito anche quello!” “Almeno 2 bottiglie di Recioto?” “Quello poi…ne facciamo così poco..finisce subito!” “Capisco: allora.. magari…..ripasso!”

A parte le battute: se si considera che dal 2005 al 2008 il quantitativo di uve messe ad appassire è raddoppiato, (raggiungendo quasi i 30 milioni di chilogrammi) che le bottiglie di Amarone vendute nel 2008 sono state quasi 9 milioni, che con l’annata 2008 si potrebbe arrivare in teoria a produrne 16 milioni senza che questi numeri facciano venire la tremarella, allora siamo proprio in pieno “boom”.

Alla presentazione dell’annata, etichettata come “difficile e complessa ma di ottimo livello" è seguito l’assaggio di 64 campioni provenienti da altrettante aziende.

Non posso negare che avevo forti dubbi su questa vendemmia. Aveva visto periodi di pioggia agostana, di temperature basse nei mesi critici, di umidità e piogge ripetute in ottobre. Nonostante questo  la media dei 2005 assaggiati è alta. Si tratta di vini di ottima freschezza, poco marcati da legni nuovi e con interessanti vene aromatiche “d’antan”.Gli estratti e la potenza sicuramente non mancano, ma quello che si sente prevalere sin adesso è l’eleganza e la piacevolezza di beva.

L’appassimento è riuscito nell’impresa di eliminare quasi del tutto quella sensazione di “vuoto al centro” che ha caratterizzato tante denominazioni in quest’annata. Gli zuccheri residui hanno domato la ruvidezza dei tannini ed in collaborazione con un’acidità sopra la media, sono arrivati a comporre vini equilibrati e probabilmente longevi.
Come sempre i  nostri assaggi “seri” avverranno dopo l’estate ma intanto possiamo sdoganare con un voto tra  7 e 8 questa vendemmia che pare superiore alle (mie) previsioni.

 

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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