Alto Adige in dolce: la futura quadratura del cerchio.2 min read

Pochi ma buoni! Questo in sintesi l’assaggio dei vini dolci altoatesini, per la maggior parte della vendemmia 2006. Pochi vini rappresentanti di una produzione scarsa (forse meno di 50.000 in tutto l’Alto Adige) ma significativa, soprattutto in chiave futura, delle possibilità di questo territorio per quanto riguarda i vini dolci
Non solo perché erano le uve più rappresentate, ma il moscato giallo ed il gewurztraminer  ci sono sembrati i due vitigni con le carte in regola per primeggiare. Già adesso esprimono aromi veramente centrati con strutture di tutto rispetto. L’unico punto su cui consiglieremmo di concentrarsi è quello della freschezza gustativa. Quasi tutti i vini hanno infatti corpo e grassezza da vendere ma sono spesso leggermente sbilanciati sul dolce e mancano di quella punta di acidità che li renderebbe più equilibrati ma soprattutto più piacevoli.
Comunque siamo di fronte a vini che colpiscono sia il neofita che l’esperto: purtroppo hanno delle gamme di abbinamento molto ristrette ed a questo proposito chi cura la promozione dei vini altoatesini (la Camera di Commercio di Bolzano) dovrebbe iniziare a pensare un nome/logo ad hoc per i vini dolci, che faccia capire come questi vini siano perfetti soprattutto su piatti salati, formaggi stagionati in primis. 
Come vedrete nessun vino ha raggiunto le quattro stelle ma praticamente tutti hanno ottenuto agevolmente le tre.  Questo non deve essere visto come un risultato negativo ma come una specie di cambiale in bianco da riscuotere in futuro, quando un numero “consistente” di campioni e di vini daranno giusto spessore all’assaggio. Per adesso non possiamo che consigliarvi di comprare un grande gorgonzola (o un puzzone di Moena, o un pecorimo molto stagionato) e provare quella che da un nostro degustatore è stata definita “la quadratura del cerchio”.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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