Ah, le français!2 min read

Solo poco tempo fa il presidente del Consorzio del Chianti Classico Marco Pallanti preconizzava una classificazione chiantigiana che si rifacesse al modello borgognone. Meno male, visto cosa sta succedendo a Bordeaux, che non parlò di modello bordolese. A Bordeaux infatti il Tribunale Amministrativo, dopo aver annullato a febbraio la classificazione Cru Bourgeois, il 30 marzo scorso ha sospeso anche quella di St. Emilion Gran Cru. Proprio mentre scrivo queste righe i giudici sono riuniti per decidere se reintegrarla o sospenderla definitivamente. Ma cosa è successo. La Classificazione di Sant Emilion, al contrario di quella del Medoc, è nata nel 1955 e viene rinnovata ogni 10 anni. Quindi è scaduta nel 2005 e una commissione apposita ha nuovamente passato al vaglio i 91 Chateau iscritti alla AOC per il rinnovo. Risultato: 15 aziende vengono classificate come Premier Gran Cru Classé mentre i Gran Cru Classé passano da 68 a 61. A questo punto, oltre al classico ricorso “interno” dei sette esclusi, quattro di questi (Château Cadet Bon, Chateau Guadet, Chateau de la Marzelle, e Château La Tour du Pin Figeac) decidono di rivolgersi direttamente alla magistratura ordinaria, chiedendo la sospensione della classificazione. Portano anche motivazioni serie: tre dei dieci commissari che componevano la commissione hanno rapporti economici con gli chateau di Sant Emilion (due sono “courtier”, cioè degli intermediari per le vendite ed uno è avvocato di uno degli chateau più importanti), inoltre alcune cantine non erano state visitate. Il Tribunale di Bordeaux ha così deciso che non tutte le aziende erano state trattate allo stesso modo ed ha sospeso la classificazione. Il bello è che tutto questo accadeva mentre si stavano per aprire gli annuali assaggi “en primeur”, con frotte di acquirenti e giornalisti che nei primi giorni di aprile hanno fatto di Bordeux la loro sede. Come non vedere implicazioni “calcistiche all’italiana” nei quattro Chateau “retrocessi” che fanno la voce grossa in tribunale?

Ma io faccio finta di non vederle per focalizzare solo la bruttissima figura a livello planetario fatta da chi ha spesso liquidato i problemi delle nostre denominazioni con la frase “Ah, les italiens!” magari facendo spallucce e allargando le braccia.

Per una volta potremmo essere noi a dire “Ah, le français!” ma non vogliamo infierire, potrebbero fare qualche colpo di testa…….

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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