A caccia di storia e qualità nel vigneto4 min read

Ovvero: la selezione massale ed il recupero delle biodiversità e dei vecchi vigneti.

La viticoltura degli ultimi anni ha subito una continua evoluzione seguita dal rinnovo quasi frenetico dei vigneti.
Il materiale viticolo impiegato per le nuove barbatelle ha acquisito importanza sempre maggiore, con conseguente sforzo tecnico ed economico da parte di alcuni vivaisti ed enti di ricerca, che hanno studiato e propagato nuove selezioni clonali attinenti alle esigenze del vino.

In generale, i diversi biotipi proposti dal settore vivaistico dalle diverse selezioni, pur essendo tutti di notevole valore, sono giudicati e classificati dagli operatori secondo una scala di gradimento, ed in tal modo, avviene spontanea riferirsi a pochi di questi. L’impianto dei nuovi vigneti, e l’impiego di materiale di propagazione selezionato per i nuovi impianti, porta però ad un impoverimento delle peculiari caratteristiche del vitigno “originale”.
Con il succedersi degli impianti, la variabilità genetica, propria e peculiare della coltivazione del proprio parco vitato tende così a diminuire e successivamente a scomparire.

Nell’ottica attenta di conduzione e salvaguarda dei propri vigneti, è possibile però intraprendere progetti di ricerca e valorizzazione della biodiversità aziendali, partendo proprio dai propri vigneti.

In molte zone esistono ancora vigneti vecchi e in buon stato in cui è possibile individuare le piante capostipiti dei vigneti in modo da selezionarle per effettuare i vari controlli riferiti alle condizioni fitosanitaria.
Il tempo di lavoro è abbastanza lungo ma per le piante che risulteranno conformi, sarà possibile raccoglierne il legno di potatura per poi produrre nuove viti partendo dal proprio, storico, prodotto aziendale.
In questo modo potrà essere costituito un nuovo vigneto atto alla conservazione del materiale vegetale ed impiegato anche per sostituire le viti mancanti nei vigneti “storici”.
Questa è un’operazione complessa, lunga, che diventa anche una sfida poiché il recupero dei biotipi relativa ai vigneti oggetto di studio, permetterebbe di conservare un’adeguata biodiversità aziendale, che verrebbe invece irrimediabilmente perduta con il rinnovo ordinario dei vecchi vigneti.

Alla luce di queste riflessioni, nelle zona di Gavi, dove lavoro e risiedo, si è deciso di operare selezioni di Cortese nei vigneti più vecchi e reputati i migliori, individuando piante capostipite per ottenere linee genetiche che naturalmente possano rispecchiare le caratteristiche del Cortese aziendale.

SUGGERIMENTI OPERATIVI PER LA PIANIFICAZIONE DEL LAVORO

1) ricerca di vigneti preferenziali ove concentrare le osservazioni.
Detti vigneti sono quelli “storici” solitamente presentano le migliori caratteristiche qualitative dei vini aziendali ottenuti.

2) individuazione dei ceppi di vite idonee in grande quantità.
L’individuazione iniziale dei ceppi, su cui successivamente si dovrà lavorare concentrando tutte le osservazioni, è necessaria per una prima selezione volta ad eliminare i caratteri e le condizioni sicuramente negative per le attività che si stanno intraprendendo. Da ciò scaturiscono le seguenti linee operative:
– all’esame morfologico non dovranno essere evidenziate sintomatologie riconducibili a malattie causate da virus.
– è indispensabile che il carico di produzione per pianta sia ripartito con regolarità tra i germogli fruttiferi.
– in questa prima fase i grappoli saranno esaminati secondo una scala di valutazione rapida, ricercando i ceppi con i frutti dalle caratteristiche positive ricercate. La determinazione del livello di presenza di eventuali patogeni sarà effettuata tramite un esame visivo e sarà attribuito, per ogni grappolo, un valore percentuale di infezione.
Data la tipologia dei vigneti individuati è da verificare la sanità delle piante a malattie causate da virus (possibilmente con dei test virologici).

3) raccolta del materiale selezionato (legno).
Durante la potatura invernale saranno raccolti in modo separato i tralci delle viti selezionate.

4) propagazione delle marze selezionate, innesto e produzione barbatelle.
Attraverso un vivaista di fiducia verranno innestati i tralci selezionati e messi a dimora nel vivaio con la combinazione d’innesto scelta.

5) utilizzo della selezione massale per l’impianto di nuovi vigneti o di rimesse all’interno dei vigneti “storici” per la sostituzione delle fallanze.

 


Elementi positivi di quest’impostazione

Ottenere nell’arco di 2 anni barbatelle “clonali”  che mantengono e conservano la biodiversità aziendale.
Elementi negativi di quest’impostazione
Difficoltà a reperire un ente collaboratore per l’elevato numero di test necessari. Maggior costo (da determinare in forma preventiva) delle analisi di laboratorio.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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