Certe volte avere delle conferme serve a sentirsi meglio e più sicuri di sé, e l’assaggio di queste due tipologie, che potremmo definire “la prova provata” di quanto detto lo scorso anno, è servito proprio a questo.
Dopo i Chianti Classico 2013, di cui vi abbiamo parlato qui, nella bella sala degustazione del consorzio abbiamo degustato infatti anche le Riserve 2012 (e un po’ di 2011) e la Gran Selezione di tre annate (2012-011-010).
Per quanto riguarda le riserve 2012, sarà perché l’annata calda le avvicina abbastanza alle 2011, ma non le abbiamo certo trovate di una bontà dirompente anche se…anche se…..alla fine dei salmi sembra che la Gran Selezione riesca a fare del bene a questa tipologia.
Da una parte infatti si prende forse le uve migliori ed una bella fetta di spazio commerciale, ma dall’altra libera le riserve dal ruolo di vino di punta della denominazione, rendendole nei fatti più eleganti, meno compresse dal legno e da tannini di futura e incerta maturazione.
Insomma, le riserve 2012 non sono certamente eccezionali ma sono vini molto più equilibrati e piacevoli delle tanto osannate Gran selezioni. Anche il prezzo medio è veramente centrato e ti permette di avere un vino di buono/ottimo invecchiamento ad una cifra non certo alta. Non troverete tanti vini con punteggi alti nei nostri assaggi, ma la sensazione che abbiamo avuto è abbastanza positiva, proprio se vista in prospettiva futura.
Nella Gran Selezione invece abbiamo trovato ben poco di positivo. Che sembrano una riedizione dei supertuscan lo abbiamo già detto, che sono vini eccessivamente marcati dal legno anche, che nel bicchiere sembrano non rispettare il territorio di provenienza pure, quindi cosa possiamo aggiungere?
Intanto possiamo aggiungere che molte vengono vendute a prezzi assolutamente folli (si parla di cifre sopra ai 50-60 euro, mica pizza e fichi!).
Dal punto di vista degustativo la stragrande maggioranza dei campioni assaggiati, spalmati in tre annate (2012-011-010), ha mostrato una rigidità di impostazione assoluta, con legni e tannini dirompenti in bella mostra e, quando capita, aromi vegetali e “pirazinosi” molto strani per campioni dichiarati 100% sangiovese.
Inoltre, tornando un attimo sulla rispondenza al territorio, possibile trovare vini delle zone alte di Radda morbidi e con bassa acidità, mentre “espressioni” di zone più basse e argillose mostrano una freschezza quasi eccessiva?
Se la Gran selezione deve essere solo e soltanto da uve aziendali…forse ci siamo persi qualche passaggio.
Come potrete vedere nessun vino ha superato le tre stelle mentre, in “compenso”, ben tre campioni (su 34 vini, quindi quasi il 10%) sono stati esclusi dall’assaggio per chiari difetti. Dato che non stiamo parlando del vinello sfuso ma di un prodotto di altissimo profilo e prezzo, e visto che nelle altre tipologie assaggiate questo problema non si è verificato, forse sarebbe il caso che il consorzio si interrogasse su cosa va a finire nella Gran Selezione.
In conclusione queste due tipologie chiantigiane non sono mai state così distanti: la prima sta assumendo il ruolo di “fratellone maggiore” del Chianti Classico, quindi un vino più importante e serbevole ma sempre molto chiantigiano. Il secondo invece, è sempre più distante da questo ruolo e sempre più vicino a quello dello “zio d’america”.