Perchè è vincente il “Sistema Prosecco”4 min read

Non ho problemi ad ammettere che andando ad assaggiare per la prima volta i Prosecco (vedi) un po’ prevenuto ero, anche se degustavo il “top di gamma” cioè il DOCG. Ma solo il DOCG arriva ad oltre 70 milioni di bottiglie e quindi….

 

Poi visitando cantine e parlando con i produttori  piano piano non solo tutte le remore si sono sciolte come neve al sole ma ho iniziato ad intravedere alcuni motivi del grande successo del “Sistema Prosecco”.

 

Se dovessi spiegarlo in tre parole potrei raccogliere tutto nella frase Virtuosa unione tra mondo agricolo e commercio industrializzato, fortunatamente snobbata dalla stampa di settore” …mi spiego.

 

 

La campagna attorno a Valdobbiadene è veramente meravigliosa ed i vigneti ne sono l’anima; avvicinandosi a Conegliano la situazione cambia un po’ dal punto di vista paesaggistico ma non da quello tecnico. Nella zona del Prosecco DOCG la campagna è molto curata e l’unico problema che possiamo rilevare è la quasi assoluta mancanza di considerazione per il biologico. Quindi il prodotto Prosecco nasce da viticoltura vera, che specialmente in alcune zone collinari non produce certo più di tante denominazioni  blasonate.

 

Ma adesso viene il bello: anche se la Glera viene vendemmiata una sola volta… dà vita a 8-10 vini, uguali ma diversi. In altre parole: uno dei cardini del Prosecco DOCG (ma credo anche del resto) e che una volta vinificata la Glera (anche con macerazioni sulle bucce, batonnage sui lieviti etc) la stragrande maggioranza del vino fermo rimane in cisterna a bassa temperatura e solo delle piccole partite (diciamo attorno ad un ottavo-decimo della produzione totale)  vanno mensilmente o quasi in autoclave per essere spumantizzate. Li vi restano mediamente trenta giorni  per poi essere imbottigliate e vendute. A questo punto il mondo agricolo passa la mano all’altro settore, consegnandogli un prodotto che ha come cardine, aldilà della buona qualità media “l’assoluta freschezza di un prodotto che per definizione deve essere fresco.”

 

Arriviamo nel settore del “commercio industriale”, lì dove secondo me il “Sistema Prosecco” si differenzia. Il meccanismo di vendita (per l’Italia) prevede, per avere sempre dei Prosecco freschissimi da stappare,  ordini ogni trenta giorni e pagamenti relativi (cari produttori che di solito venite pagate a quattro-sei mesi quando va di lusso,  avete letto bene!). Praticamente i rappresentanti ogni trenta giorni vanno a riscuotere e fanno il nuovo ordine.

 

Con l’estero, facendo le giuste proporzioni,  la situazione è similare ed in molti casi è anche migliore dove si prevedono pagamenti anticipati.

 

In altre parole il Prosecco è per nascita-definizione il primo vino che viene proposto (aperitivo a basso grado alcolico e dal prezzo contenuto) è di conseguenza anche il primo che viene servito e finito, il primo che viene riordinato, il primo che viene pagato e può permettersi di mantenere così questo circuito virtuoso che ha rispetto agli altri vini italiani dei ritmi praticamente “industriali”, ma si basa su un prodotto esclusivamente e prettamente agricolo.

 

Così un metodo rodato che ha ritmi molto diversi da quelli del mondo agricolo permette ai consumatori di tutto il mondo di trovare nel loro bicchiere le caratteristiche che basilari per chi vuole bere un buon calice senza problemi: freschezza, piacevolezza, cremosità se bollicina e facilità di beva.

 

A proposito di facilità di beva, forse uno dei grandi pregi del “Sistema Prosecco” è l’essere stato scoperto solo di recente dalla stampa di settore. Avete letto bene! Il fatto che la stampa italiana abbia snobbato per anni il Prosecco ha permesso a questo di svilupparsi senza doversi snaturare puntando a fare il fatidico “vinone da premio”, ma  cercando di migliorare, piano piano, la produzione.

Essendo considerato  fino a poco tempo fa sempre e comunque un  prodotto di serie B da noi soloni, ha avuto tutto il tempo per piazzarsi con calma sul mercato con un prodotto agli antipodi di quello che fino a 10 anni fa veniva osannato (a torto o a ragione) come grande vino. Oggi vi sono diversi Prosecco DOCG che possono maturare per alcuni anni in bottiglia, per non parlare della tipologia “Col Fondo” che riserva e riserverà incredibili sorprese e soddisfazioni, ma il bello del Prosecco DOCG sono 70 milioni di bottiglie che garantiscono non ciò che avrebbe voluto la stampa specializzata, ma quello che semplicemente chiede un mercato globale dove oramai con Prosecco si identifica la bollicina italiana.

 

Non credo assolutamente di essere stato esauriente nello spiegare il successo del Prosecco,  ma mi premeva porre l’accento su questi  due punti, che per me sono stati e sono molto importanti nella sua crescita. 

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


ARGOMENTI PRINCIPALI



0 responses to “Perchè è vincente il “Sistema Prosecco”4 min read

  1. ho notato che gli assaggi sono solo di aziende industriali o che comunque fanno vini “industriali”
    CONSIDERANDO POI CHE I PROSECCHI NELLA TRADIZIONE SONO O FERMI PER LA BEVA GIORNALIERA O RIFERMENTATI IN BOTTIGLIA PER LE MIGLIORI OCCASIONI E NON AUTOCLAVATI IN FRETTA E FURIA LA INVITEREI A GUSTARE NELLA LORO COMPLETEZZA PROSECCHI COL FONDO A VENDEMMIA TARDIVA CON BATTONAGE E RIFERMENTATI SENZA ZUCCHERI AGGIUNTI O IN CASO DI POCHI ZUCCHERI RESIDUI CON AGGIUNTA DI MOSTO DI UVE APPASSITE COME ERA NELLA TRADIZIONE LA INVITIAMO PERTANTO AL NOSTRO EVENTO IL 13 DI SETTEMBRE A REVINE LAGO PER UNA MOSTRA PANORAMICA SU QUESTO VINO CHE SOLO 2AZIENDE HANNO SEMPRE FATTO(COSTE PIANE E GREGOLETTO E CHE INVECE ORA è DIVENTATO TERRENO DI CONQUISTA DI TUTTE LE AZIENDE DEL PROSECCO CON RISULTATI COMMERCIALI EVIDENTI E CON VINI EVIDENTEMENTE SCADENTI E IMPERSONALI.
    NOI ABBIAMO SCELTO AZIENDE COERENTI CON LA TRADIZIONE E CHE NEL NOVANTA PER CENTO SONO BIO E PER IL RESTO ETICAMENTE GESTITE . CON PRODUZIONI PER ETTARO LIMITATE ( NON CERTO I 250 E PIù QUINTALI PER ETTARO DELLE AZIENDE DA LEI CITATE. I RISULTATI SONO DEI VINI VERI “VIN VIN” SI DICE QUI DA NOI NON QUELLA SPUMA ASPRA CHE SI VUOL PASSARE COME PROSECCO DELLA TRADIZIONE

  2. Per quanto riguarda i vini degustati: noi abbiamo (tramite il consorzio di tutela) chiesto i campioni a TUTTE le aziende iscritte alla DOCG, indicando chiaramente che avremmo assaggiato tutte le tipologie. Molti non hanno risposto o non hanno inviato i vini, tra cui le aziende che lei cita. In alcuni casi, vedi Follador, sono andato direttamente in cantina ad assaggiare i vini ma giustizia vuole che non si possano mischiare assaggi bendati con assaggi in cantina. Non sono certo un esperto della storia del Prosecco e non vedo problemi a credere quello che lei dice, preciso soltanto che amo la frase “la tradizione è solo una rivoluzione ben riuscita”. Per il 13 purtroppo non potrò essere presente perchè ho un precedente impegno in Puglia e me ne dispiace molto.

  3. Caro Carlo, mi sembra che le tue considerazioni sul “sistema prosecco” siano doppiamente interessanti perché hai cercato di scendere almeno un po’ in profondità , evitando i toni superficiali – e la puzza sotto al naso – che caratterizzano le opinioni di tanti critici (soloni) quando ne parlano e ne scrivono. Dico solo – sommessamente- che alla conclusione che il sistema prosecco meritasse attenzione e rispetto c’è chi c’è arrivato molto, molto tempo fa. Pertanto un benvenuto di cuore.

  4. Caro Carlo, hai perfettamente ragione. Il successo del Prosecco risiede nel fatto che è un vino schietto fatto dai contadini come un tempo (parlo di 30-40 anni fa: ricordo ancora le mani callose di certi vignaioli e certi Prosecco ancestrali con il fondo) e da industriali illuminati. Il rischio ora è che nel business si inseriscano i soliti furbetti del quartierino e che il Dio Denaro moltiplichi il numero di bottiglie all’infinito.

  5. Il Signor Antonioli fa delle affermazioni molto gravi ; se non ha parlato a vanvera, faccia nome e cognome delle aziende che dice sapere producono 250 quintali per ettaro e lo invii a Valore Italia , al ICQF ed al Consorzio di Tutela dando loro la possibilità  di esercitare le loro mansioni di controllo altrimenti direi basta insulti e sputare sentenze.

LEGGI ANCHE