Ancora sulla potatura della vite5 min read

Il lavoro in campagna non ha mai fine.
Questo i contadini lo sanno bene ed ogni stagione scandisce quello che si può fare e quello che è meglio non fare.
Con la fine della vendemmia la pianta va finalmente in riposo, e col terminare dell’autunno possono iniziare le operazioni di potatura. È infatti questa la stagione migliore per poter operare gli interventi specifici, anche se per chi deve stare all’aperto, quest’anno ha trovato un inverno con la I maiuscola!


I tagli da effettuare alla vite, sono un lavoro particolare: infatti osservando con occhio esperto i vigneti e le singole viti, si può capire di chi è la mano del potatore e si può individuarne le caratteristiche impostate per allevare le singole piante.
Bene o male tutti in viticoltori conoscono il Guyot, il cordone speronato, l’archetto, l’alberello, ecc., ma è fondamentale saper riconoscere le caratteristiche fornite dalla pianta prima che siano effettuati i tagli di potatura: per esempio saperne l’età, la sua vigoria, quanto ha prodotto e come, la sua posizione all’interno del vigneto ed altro ancora; non si può fare di tutte le viti un individuo identico agli altri. Ci vuole un po’ di attenzione, sentimento e passione anche per loro!

Le singole viti reagiscono alla potatura in misura differente all’intervento dell’uomo, in relazione al loro stato di benessere e dimensione: anno dopo anno è facile che si accentuino difformità anche rilevanti. Le dimensioni della chioma e degli apparati radicali possono condizionare le piante a subire in maniera diversa le peculiarità climatiche delle varie annate.
All’epoca della vendemmia tante differenze potranno essere riscontrate anche a livello della produzione sia a livello qualitativo, sia a livello quantitativo. Ovviamente sotto il profilo enologico ciò è difficile da rilevare, in quanto la lavorazione riguarda l’intera produzione del vigneto e non si sofferma certamente all’analisi di quanto prodotto dalle singole piante. Si ha comunque la certezza di non riuscire mai ad ottenere il massimo potenziale risultato di maturazione.

L’opera del potatore in questo ambito è di grande importanza, soprattutto se i suoi effetti sono valutati nell’arco di un periodo costituito da numerosi anni. Le regole della potatura invernale sono numerose e varie, in quanto condizionate dall’ambiente ed all’esperienza del potatore; tuttavia ve n’è una generale sicuramente valida per ogni circostanza: considerando lo stato di sofferenza che con questa pratica si induce alla pianta, è bene evitare menomazioni ed amputazioni, quando queste non sono strettamente necessarie, assecondando il suo regolare sviluppo vegetativo.
Gl’interventi di potatura non migliorano infatti le piante ma le sacrificano e costringono nelle limitazioni di spazio proprie della coltivazione. Ogni intervento diviene una sofferenza a cui le piante possono rispondere in vario modo.
Quando si potano le viti è ancora opportuno considerare che ognuna di esse deve avere a sua disposizione uno spazio minimo sufficiente. Le ristrettezze proprie del vigneto favoriscono la competizione tra le piante. Quando una di esse è in condizioni di minore vigoria per varie cause di sofferenza, quelle vicine tendono ad accrescersi maggiormente. Con la potatura è opportuno cercare di mantenere la regolarità degli spazi di ogni vite, sacrificando un po’ le più vigorose a vantaggio di quelle più sofferenti.

In ogni caso, dopo i tagli effettuati, la vite si risveglia ad ogni primavera, ed i germogli si accrescono con particolare vigore; le piante ripartono da ciò che il potatore ha loro concesso come capo a frutto, numero di gemme e sperone, reagendo a tutto ciò in modo consistente in quanto la nuova crescita rappresenta il collegamento naturale tra le successive annate. L’intromissione del potatore, indispensabile per la conduzione del vigneto, non è quindi “generalmente gradita” dalle viti.

 

Alcune indicazioni per la potatura invernale:

 

1. Rispettare l’epoca di  potatura
Col distacco delle foglie giunge il momento ideale per questa operazione.

 

2. Differenziare interventi e modalità dei tagli a seconda dell’età delle piante, delle condizioni del vigneto e del vitigno
È fondamentale vedere come si presentano le piante, per poterle assecondare ed accudire nel modo migliore.

 

3. Predisporre le piante alla futura potatura di produzione fin dai primi anni.
A partire dal primo anno il vigneto è educato a svilupparsi nella forma e secondo le modalità imposte dal viticoltore. La loro crescita uniforme è quindi importantissima, ed allo stesso modo evitare che le piccole piante soffrano per la mancanza di cure colturali.

 

4. Non ridurre drasticamente il ceppo.
Quando le piante sono in piena produzione, il ceppo assolve a compiti importanti ed essenziali per la pianta. La drastica sua riduzione, operata con i tagli di ritorno, è una delle maggiori cause della successiva difformità nell’impianto. Allevare i ceppi sufficientemente alti, e non educare germogli vigorosi provenienti dalle parti più basse, divengono scelte basilari al fine di non incorrere in tagli troppo riduttivi.

 

5. Curare la scelta tralci da rinnovo per il futuro ( sperone) 
La scelta dello sperone è fondamentale per il futuro della pianta, e pertanto deve essere fatta con gli stessi criteri per tutte le piante.
Nel caso del Guyot, lo sperone deve essere collocato alla sommità del ceppo, non inserito fra le parti secche di precedenti tagli ed essere di buon sviluppo in modo che sia consentito nell’anno successivo un ritorno di circa dieci centimetri, senza dover intervenire sul ceppo.

 

 

 

Davide Ferrarese

Davide Ferrarese, agronomo e profondo conoscitore del Piemonte agricolo, per diversi anni nostro “metereologo ufficiale” ci ha lasciato in eredità tantissimi interessanti articoli.


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