Ad Aleppo ci sono stato una volta sola ma è bastato per sentirmi a casa.
Portato a spasso sul cassone di un’Ape come se fosse il taxi più lussuoso del mondo, in un mercato dove ho mangiato cose di una bontà e di una sporcizia assoluta, a prendere un caffè al Baron Hotel, dove Lawrence d’Arabia si fermava a dormire e dove Agatha Christie scrisse “Assassino sull’Orient Express”.
Lì ho incontrato l’unico produttore di vino siriano che abbia mai conosciuto: gentilmente mi chiese di parlare in francese perché l’inglese per lui non era la lingua del vino.
Era una città profondamente piena di vita e questi ragazzi che dalle sue macerie chiedono aiuto, mi fanno sentire un vigliacco.
Qualcuno nel 2006, quando ci sono stato, forse non era nemmeno nato , qualcuno forse è parente di quel gentilissimo produttore di vino, qualcuno forse oggi non è più vivo.
Non so cosa possa fare un giornalista di vino di fronte a queste tragedie: poco, miseramente troppo poco.