Rossi della Valle d’Aosta, una grande e piacevole sorpresa.3 min read

Pare che quelli bravi a calciare i rigori riescano a far finta di tirare a destra e invece piazzano la palla a sinistra, spiazzando il portiere. A loro volta i portieri bravi a parare i rigori riescono a capire questo giochetto e, buttandosi dalla parte giusta, parano la palla.

Andando in Valle d’Aosta per assaggiare i loro vini ci sentivamo come un rigorista bravo che non ha bisogno nemmeno di fare la finta, tanto è sicuro di fare goal. Il nostro goal era che in una regione piena di montagne sicuramente i migliori vini saranno bianchi, ma la Valle d’Aosta, facendoci assaggiare fior di vini rossi, è lei che ha spiazzato noi e ha vinto la partita.

DOC Valle d’Aosta

Fuor di paragoni calcistici i rossi della Valle d’Aosta ci hanno realmente sorpreso e conquistato, sia con i vitigni autoctoni come petit rouge, picotendro (alias nebbiolo) fumin e cornalin, che soprattutto con vitigni internazionali come pinot nero e syrah.  

Del resto l’uva di gran lunga più piantata in regione è il petit rouge, seguita dal pinot nero e dal nebbiolo (picotendro) che assieme a gamay,  fumin, cornalin, syrah  superano abbondantemente il 60% del parco vitato regionale. Inoltre considerando il clima particolare (vedi questo articolo), secco, molto caldo nei mesi estivi ma con una escursione termica notevole tra giorno e notte, si capisce come le uve a bacca rossa, in molte parti della regione, possano arrivare a adeguata maturazione mantenendo perfette le loro componenti aromatiche.

Per questo non dovevamo sorprenderci di trovare vini rossi con precise e classiche componenti aromatiche, quasi sempre ben affiancate dal legno, corpi equilibrati, tannini rotondi ma vivi e soprattutto eleganza. Abbiamo degustato alcuni Syrah con aromi così precisi e classici che non sentivamo da anni e Pinot Nero di una finezza tannica e profondità aromatica veramente di altissimo profilo. I Fumin poi ci hanno confermato la loro unicità e piacevolezza, con il petit rouge che nei Torrette DOC funge da grande equilibratore.

Vigneti a Donnas

Insomma un quadro molto positivo e lo dimostrano non solo i 6 Vino Top (tutti di annate giovani, come 2023 e 2022) ma anche e soprattutto che il 67% dei vini degustati ha raggiunto e/o superato la nostra soglia degli 80 punti.

Lo abbiamo accennato ma vogliamo puntualizzarlo: i rossi valdostani raggiungono questi livelli anche per un uso equilibratissimo del legno, che riesce a esaltare e non a coprire le gamme aromatiche. Tante zone italiane dovrebbero venire a scuola dai produttori locali e tante cooperative dovrebbero venire a vedere il lavoro che le, pur piccole, cooperative valdostane svolgono.

Insomma un quadro positivo che non può che far piacere a chi è in cerca di vini rossi che esulino dalle solite classiche regioni e che pongano eleganza e freschezza come base per poi mostrare profondità e complessità.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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