In questa rubrica non parleremo dei problemi geriatrici di qualcuno di noi (anche se sarebbe utile). Il nostro intento è quello di andare a scovare e raccontare i vini italiani “non giovanissimi”. Abbiamo pensato a questa dizione perché non parleremo quasi mai di quelli che vengono definiti “vini da grande invecchiamento” ma cercheremo sorprese, chicche, specie tra vini che nessuno si aspetterebbe.

Non è la prima volta che Robert Princic, deus ex machina di Gradis’ciutta, tira fuori dalla cantina vecchie annate a raffica. Lo fece lo scorso anno con il Pinot Grigio e lo ha rifatto quest’anno con lo Chardonnay, arrivando fino al 1998 passando attraverso 2024, 2020, 2017, 2016, 2014, 2012, 2010, 2008 e 2006.
Tra le annate che avevo davanti, ognuna con caratteristiche anche sorprendenti, dopo qualificazioni, semifinali e finale (con un cremoso e dinamico 2012), ho selezionato lo Chardonnay 2006.

Prima di parlare del vino due parole sull’azienda: Gradis’ciutta è a San Floriano del Collio e coltiva la classica e ampia gamma di uve che ogni friulano di collina non può non “mettere in campo”: quindi, Ribolla, Malvasia, Pinot Grigio, Sauvignon, Friulano, Chardonnay tra i bianchi, Cabernet Franc e Merlot tra i rossi, oltre ad una serie di uvaggi e di bollicine molto interessanti.
La parte del leone la fanno i monovarietali bianchi, vini d’annata che però dimostrano di poter reggere nel tempo, e alla grande.
Ne è prova provata questo Chardonnay 2006 “base” (come tutti gli altri degustati) quindi fatto per essere bevuto da giovanissimo. Vinificazione in acciaio e poi subito in bottiglia, senza la minima intenzione di arrivare fino ad oggi, a quasi 20 anni dalla “nascita”.

La prima cosa che mi ha colpito e quasi sorpreso è stato il colore, un dorato brillante e vivo che poteva benissimo appartenere ad un vino di 15 anni più giovane. Il naso all’inizio ha un po’ stentato, ma poi si è sistemato su una maturità austera, che portava anche a note di burro e brioche, non nascondendo un accenno di frutto maturo. In bocca invece il registro cambiava e dalla maturità si tornava alla giovinezza, con sapidità e freschezza sorprendenti. Un corpo non certo importante ma equilibrato portava ad una insospettata persistenza.
Che dire, lo chardonnay non è mai stato il mio vitigno preferito ma questo 2006, per finezza e complessità degna di un vino di categoria e prezzo molto più elevato, mi ha veramente sorpreso.