“Naturali” versus “industriali”: MA CHE DUE PALLE!1 min read

Oramai uno dei modi migliori per perdere tempo è intervenire nella infinita diatriba tra produttori che si definiscono naturali e gli altri. Qualsiasi ragionamento non sposterà di una virgola il fronte che separa le due fazioni, anche perché è un fronte mobile, elastico, che può essere tirato a destra e a sinistra visti i gruppi in cui si dividono i cosiddetti naturali e i mille punti di vista dei cosiddetti industriali.

Sia che a parlare sia un produttore delle due (due?) fazioni, un giornale, un blog, un influencer, il Papa, Sauron, Il Dalai Lama, tutto rientra nella sfera non solo dell’assoluta inutilità ma chi dà fiato alle trombe lo fa solo per un motivo: visibilità.

Siamo di fronte al classico argomento infinito e sono ormai convinto che il terzo mistero di Fatina sia la data in cui questa colossale e inutile discussione terminerà.

Mettiamoci il cuore in pace: nessuno riuscirà a mettere punti fermi in questa discussione, a trovare un punto comune di confronto, una serie di argomenti precisi su cui discutere. Siamo a tirare l’acqua al proprio mulino e basta.

Per questo mi sento di dire MA CHE DUE PALLE!

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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