Perché un giornale di enogastronomia dovrebbe ricordare i morti nella strage di Parigi? Cosa c’entrano il vino o il cibo con la morte, con una serie di omicidi a sangue freddo?
C’entra molto poco, anzi, il vino e il cibo sono vita, quindi l’opposto della morte; ma proprio per questo vogliamo ricordare. In un mondo dove la libertà di espressione e la libertà in genere venisse soppressa a cosa servirebbero cibo e vino? Solo ad allungare l’agonia di chi ha perso la propria libertà.
Il cibo e il vino, che sono anche cultura e ponte tra i popoli, vengono invece visti spesso solo come muri, come precetti da onorare e divieti da seguire. Noi rispettiamo quelli che seguono tali precetti e siamo sicuri che tanta brava gente dell’Islam rispetta noi, che abbiamo altre regole alimentari e altre religioni.
L’attentato di Parigi non deve farci perdere la voglia di ridere, il piacere di vivere e quindi non deve farci perdere la voglia di bere un buon calice e mangiare un buon piatto, magari brindando a quelle dodici persone e alle loro famiglie.
Nel nostro piccolo noi alziamo il calice in loro ricordo, essendo sicuri che molti, anche e soprattutto nel mondo islamico, magari con solo dell’acqua nel bicchiere, si uniranno al nostro gesto, per amore dei nostri simili e della libertà.