Non fatevi ingannare dalla immagine di copertina e dall’articolo che apre questo fascicolo: non state leggendo per errore una rivista per appassionati di razze canine, ma si tratta proprio di Wine Spectator che ha deciso di celebrare i cani delle wineries californiane. Di cani parla l’editoriale di Marvin Shanken -intitolato naturalmente “Il miglior amico dell’uomo”-, Puggsy Bogues nella sua colonna, ma il clou dell’omaggio alla specie canina é l’ampio servizio (ben 25 pagine) di Tim Fish dedicato ai cani delle proprietà vinicole della California, con annesso elenco e indirizzario delle Pet-friendly wineries nelle quali portare con sé il proprio cane. Non si dimentichi, infine, qualora non basti, la folta galleria fotografica degli amici a quattro zampe dei collaboratori del giornale. Avreste mai immaginato di vedere qualcosa di simile su una rivista del vino italiana o francese? Probabilmente no, ma nel mondo anglosassone non c’é da sorprendersene e non si tratta infatti del primo e unico caso (alcuni anni fa Decanter aveva addirittura una rubrica dedicate ai cani). Vediamo ora gli altri titoli: 2018 annata classica a Bordeaux, rossi dell’Oregon da gustare e da conservare.Partiamo dall’annata 2018 di Bordeaux vista da James Molesworth. Un’annata molto positiva per quanto riguarda la qualità (anche se non altrettanto per la quantità) : 53 vini, ossia praticamente il 10% dei 550 vini assaggiati ha raggiunto la ragguardevole valutazione di 95/100 o più, e altri 240 sono risultati “outstanding” (90-94 punti). I rossi , grazie all’apporto di un magnifico cabernet sauvignon , sono puri, maturi, con un frutto molto espressivo , tannini potenti ma non rudi; i bianchi secchi sono opulenti e con una tessitura molto ricca. Solo i bianchi moelleux sono troppo diretti e non hanno la complessità delle grandi annate. 96/100 la valutazione globale dell’annata nella Left Bank, 94 nella Riva Destra, nella quale il merlot ha maggiormente sofferto. La performance dei cabernet della Riva Sinistra é praticamente sui livelli della grande annata 2016 (97/100) , superiori a quelli del 2017 (91/100) ed anche del 2015, nei quali però il confronto con la riva destra é stato più favorevole a quest’ultima (rispettivamente 94 e 97/100). Eppure, prima della vendemmia, tutto faceva pensare a un risultato assai più sofferto: una primavera fredda e in piena emergenza peronospora (Thomas Duroux riferisce che non ricorda una simile “mildew-plaguing spring” ) , alla quale é seguita un’estate torrida ed estrememente secca. In simili condizioni era ben fondato il timore di vini poco eleganti e spigolosi e invece le cose hanno avuto fortunatamente un esito diverso.
Per quanto riguarda I vini dolci del sauternais, invece, i risultati sono stati abbastanza mediocri: la valutazione della vendemmia del 2018 é di soli 89/100, leggermente più bassa di quella delle due annate precedenti , ma ben al disotto di quella dell’ultima annata realmente positive (la 2015, 94/100). Per quanto riguarda I risultati della degustazione dei vari cru non ci sono sorprese di rilievo, almeno nella Left Bank : 99/100 Latour, 98/100 Haut-Brion, Margaux, Mouton-Rotschild, Palmer e Pichon Longueville, 97/100 Pichon Baron e i tre Léoville. Le gerarchie sono in parte disattese nella Right Bank, nella quale Saint-Émilion supera largamente Pomerol: 98/100 Pavie, 97 Cheval Blanc e a quota 96 ben sei Saint-Émilion, da Figeac a Pavie-Macquin, e Pétrus, primo dei Pomerol é in nona posizione nella classifica generale di Molesworth (per trovarne un altro bisogna arrivare a Trotanoy, sedicesimo).
Per quanto riguarda i bianchi secchi, con 98/100 é ancora una volta Haut-Brion al vertice, seguito a quota 97 da La Mission Haut-Brion. Colpisce, a parte il solito Pavillon di Margaux (97/100 anche lui), la nutrita presenza, nella classifica dei migliori, di sempre più numerosi bianchi secchi del sauternais , come Y di Yquem, Asphodèle di Climens, Opale di Coutet , G di Guiraud e quelli di Suduiraut , Doisy-Daëne o il Lune d’Argent del Domaine de Chevalier. Accanto a loro anche qualche imprevedibile bianco di Saint-Emilion (un tempo terra di bianchi) come quello di Valandraud, segno che qualcosa si sta muovendo anche nel tradizionalissimo e ingessatissimo mondo bordolese. Bianchi dolci: naturalmente Yquem (ma con solo 96/100) , poi l’abisso: solo tre punti al di sotto l’Extravagant di Dosy-Daëne e quattro Suduiraut e la cuvée classica di Doisy-Daëne.
Infine gli Smart Buys, nei quali non c’é davvero molto di nuovo , almeno nella rappresentazione di Wine Spectator: Clos du Marquis e Langoa-Barton (94/100), e poi Kirwan, ed altri classici ben noti.
Eccoci finalmente ai rossi dell’Oregon e all’ottima annata 2018 : 93/100 la valutazione di Wine Spectator, non ai vertici delle ultime cinque (la 2016 arrivò a 97 e la 2014 a 96/100) , ma su buoni livelli . Vini “built for the cellar”, fatti per essere invecchiati, intensi, di colore scuro, ricchi e concentrati e con una robusta struttura acido-tannica. Dopo un inverno mite e asciutto, ha fatto seguito una primavera più fresca e precoce, qualche pioggia occasionale (anche qualche temporale), poi da maggio ad agosto nulla più , temperature alte (anche se senza raggiungere I valori di 2016 e 2017), poi- finalmente-un po’ di pioggia, ancora due settimane calde con forti escursioni giorno-notte, una piacevole estate Indiana propseguita fino a ottobre.
La 2019 ha seguito un pattern simile, fino al momento di avvicinarsi alla vendemmia, con piogge abbondanti (il 300% delle precipitazioni normali) e temporali da settembre a ottobre. I vini si annunciano più floreali, caratterizzati da una fresca acidità e con livelli inferiori di alcol. I migliori secondo Tim Fish, che ha firmato l’articolo? Due cuvée di Beaux Frères dell’annata 2018 (Ribbon Ridge Beaux Frères Vineyard, 95/100 e Ribbon Ridge The Upper Terrace, 94) e due di Zema Crown Vineyard del 2017(Eola-Amity Pinot noir Conifer e Slope, rispettivamente 95 e 94). I prezzi? Inferiori ai californiani: tra I 75 e I 95 dollari.
Resta un articolo di Julie Harans dedicato alla sommellerie al femminile, con interviste a diverse sommeliers e wine director americane, interrogate sui loro inzi, sulle difficoltà incontrate durante la loro carriera, se abbiano o no avuto delle “mentors” donne e quali consigli darebbero a delle giovani donne che volessere seguire la loro strada. Infine la “Buying Guide”, con le torrentizie degustazioni dei vini di tutti I paesi del mondo. Nelle vetrine dei vini prestige, due Barolo del 2016 e un Chianti classico gran selezione della stessa annata. Tra i vini Top Value, un pugliese di Tormaresca.