Come bere Borgogna tutti i giorni e vivere felici (parte quinta)4 min read

La nuova nata: Bourgogne Côte d’Or

L’appellation generica Bourgogne può essere accompagnata da una indicazione geografica complementare che introduce una delimitazione più specifica di un territorio infra-regionale, allo scopo di evidenziarne la specificità. Cominciamo da quelle della Côte d’Or. L’appellation Bourgogne Côte d’Or– istituita nel 2016- è la più recente e la più comprensiva, includendo  infatti  36 comuni della Côte d’Or, fra i quali sono anche- per aree delimitate-quelli che  dispongono di una propria appellation communale. Virtualmente tutti i Bourgogne Pinot noir o Chardonnay elaborati nella Côte d’Or interamente da uve di quel territorio, potrebbero utilizzare questa denominazione, e naturalmente molti l’hanno già adottata, in quanto più appealing di quella macroregionale: non è raro perciò che le annate più recenti di cuvées prima conosciute come Bourgogne Pinot noir o Bourgogne chardonnay siano  oggi etichettate come Bourgogne Côte d’Or.  La qualità media é buona e il numero dei Domaines che hanno cominciato a produrre vini in questa AOC è destinato a crescere.

Assaggi

Per ovvie ragioni di brevità, indicherò un’etichetta di rosso (della Côte de Nuits) e una di bianco (della Côte de Beaune) apparse fra le più convincenti.

Bourgogne Côte d’Or 2018 Domaine Cécile Tremblay,

Con questa cuvée la talentuosa vigneronne di Morey-St. Denis rimpiazza il suo Bourgogne Pinot Noir La Croix Blanche. E’ un pinot succoso e vellutato, di inusuale profondità per un vino di questa categoria, dalla elegante speziatura.

Côte d’Or blanc Oligocène 2018 del Domaine Patrick Javillier.

Chardonnay in purezza principalmente del lieu-dit Les Pellans, un village di Meursault. Un bianco affilato, con una fresca venatura agrumata, e un saldo scheletro minerale.

Entrambi top value della loro categoria.

Les Hautes Côtes

L’Appellation   Bourgogne Côte d’Or si aggiunge a quelle più antiche di Bourgogne Hautes-Côtes de Nuits  e Bourgogne Hautes Côtes de Beaune, entrambe istituite nel  1961. Esse traggono origine  dal recupero alla viticultura dell’arrière-côte della “grande” Côte, famosa in tutto il mondo: strategicamente ribattezzata Hautes Côtes per eliminare qualsiasi sfumatura svalutativa. Si tratta in pratica della sezione occidentale rispettivamente della Côte-de-Nuits e della Côte-de-Beaune. Non sono esattamente simmetriche, perché mentre le Hautes-Côtes de Nuits sono praticamente concentrate  sui piccoli comuni collinari  dell’area che sovrasta, in senso largo, Nuits-saint-Georges,  le Hautes-Côtes de Beaune si spalmano lungo tutta la Côte de Beaune, dal suo limite nord a sud, allungandosi nelle prime propaggini del Dipartimento di Saône et Loire, nell’area di Maranges.

Si tratta della parte più alta, dal momento che la maggioranza dei lieux-dits di questa zona è tra i 300 e i 400 metri di altitudine. Un tempo vi si producevano vini molto apprezzati, poi la fillossera e gli altri grandi flagelli dell’oidio e della peronospora, l’invasione dei vini algerini e del Midi, la Grande guerra spazzarono tutto. Ora stanno recuperando, e, per quanto l’altitudine (con la conseguente sottigliezza dei suoli, appena ricoprenti la roccia madre) non permetta di eguagliare la complessità dei grandi crus situati a mi-pente, il tradizionale deficit termico che li contraddistingueva (nel 1956 si raggiunsero i -24°, ma i -15° non sono rari) ora, in tempi di riscaldamento globale, è diventata una chance in più. Sulla qualità del terroir non vi sono però dubbi: si tratta della stessa coupe geologica della grande Côte.

Hautes-Côtes de Nuits La corvée de Villy 2017 Domaine Thibault Liger-Belair

Un bel pinot noir che Thibault Liger-Belair ricava da una vigna di quarant’anni sul plateau di Chaux che incombe su Nuits-Saint-Georges, acquistata una quindicina di anni fa, con un suolo molto roccioso basaltico, profondo appena una trentina di centimetri ricoperto di argille rossastre ricche di ferro. Color ciliegia, naso floreale, con note di piccoli frutti rossi e leggermente  boisé (18 mesi, 30% in piccoli fusti di legno nuovo), una fresca acidità accompagnata a una trama tannica sottile, delizioso.

Hautes-Côtes de Beaune Orchis mascula 2016 Domaine Naudin-Ferrand (da uve non diraspate, senza aggiunta di zolfo). Ciliegie e frutti rossi selvatici, di buona intensità, fresco e molto sapido, di non grande struttura, con tannini ben integrati, sapido e persistente. Tra i pochissimi bianchi (in entrambe le appellations i rossi sono di gran lunga prevalenti sui bianchi: l’80.6% nelle Hautes Côtes de Nuits e l’80.1% nelle Hautes-Côtes de Beaune) segnalo un’altra cuvée dello stesso Domaine, la Bellis Perennis, uno chardonnay elegante e cremoso: il legno si avverte ma è ben integrato.

Le Hautes-Côtes de Nuits  comprendono  i territori di 19 comuni del Dipartimento della Côte d’Or, da Reulle-Vergy, il più a nord, a Magny-lès-Villiers, il punto di congiunzione con le Hautes Côtes de Beaune. Queste ultime    includono 29 comuni dei quali 7 appartenenti al Departement de Saône-et-Loire . L’una e l’altra comprendono anche zone delimitate insistenti sui comuni titolari di una propria AOC communale.  Magny-les Villiers partecipa per la parte nord alla prima e per l’altra alla seconda denominazione.

 

Guglielmo Bellelli

Nella mia prima vita (fino a pochi anni fa) sono stato professore universitario di Psicologia. Va da sé: il vino mi è sempre piaciuto, e i viaggi fatti per motivi di studio e lavoro mi hanno messo in contatto anche con mondi enologici diversi. Ora, nella mia seconda vita (mi augurerei altrettanto lunga) scrivo di vino per condividere le mie esperienze con chi ha la mia stessa passione. Confesso che il piacere sensoriale (pur grande) che provo bevendo una grande bottiglia è enormemente amplificato dalla conoscenza della storia (magari anche una leggenda) che ne spiega le origini.


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