Il biglietto da visita è intrigante: annata di esordio a tiratura limitata; uve PIWI aliene ai più (Johannister e Bronner) allevate bio a quota 700 ai piedi delle Piccole Dolomiti; tappo ecosostenibile; firma (anche in senso letterale, in etichetta) dell’enologo Nicola Biasi.
Ma non è per questo che vale la segnalazione: è la sua grande personalità, anche a prezzo contenuto. Sotto il naso è il minerale che mena la danza, di metallo e roccia, con fini rimandi legnosi. La traccia fruttata avvertibile in sottofondo emerge con molta più forza in bocca, in piacevole contropiede (mele, agrumi).
Intanto un’acidità gagliarda va a crescere sui limitati contributi di alcol e bâtonnage, sostenendo il sapore verso un finale bello lungo, aromatico. Attraente anche alla vista, paglierino con riflessi verdi e platino.