Orvieto 2018: un buon risultato da… attendere2 min read

Oramai è una tradizione quella di inaugurare gli annuali  assaggi  per la guida Winesurf con l’Orvieto. Questo potrebbe portare a pensare che si tratti di vini semplici, da bersi (e da degustare) subito.

Niente di più sbagliato, almeno per una parte della denominazione, che oramai da anni sta cercando di far capire che esistono Orvieto e… Orvieto. Niente di più sbagliato anche se si prende in esame i vitigni pià importanti della denominazione, sia sul fronte autoctono con grechetto, procanico e verdello in prima fila, sia considerando le uve alloctone (soprattutto sauvignon e chardonnay) utilizzate.

Sul fronte degli autoctoni il grechetto è oramai una certezza ed la sua duttilità e longevità viene sempre più riconosciuta, mentre il procanico (alias trebbiano) è sempre e comunque un buon alfiere, al pari del poco (a torto) considerato verdello.

Sul fronte alloctono non posso inventarmi niente di nuovo per parlare di sauvignon e chardonnay, solo che forse ad Orvieto, non vengono in diversi casi utilizzati in maniera smaccata e marcante.

Naturalmente c’è caso e caso ed è molto difficile generalizzare. Andando a leggere quanto ho scritto qui poco tempo fa si può pensare ad un Orvieto con il vento in poppa, ma basta alzare lo sguardo e aldilà di campagne mozzafiato, di alcuni interpreti di assoluto prestigio e la situazione cambia. Cambia perché l’enorme percentuale di vino imbottigliato fuori zona (non ho dati precisi ma credo si sia sopra al 70%) mette la denominazione nelle mani di imbottigliatori che puntano non certo a rivalutare la denominazione.

Per questo è ancora più importante “pescare nel mucchio” con attenzione e quindi prendere in considerazione i nostri risultati che, accanto a nomi consolidati propongono belle realtà con prodotti che, mi ripeto, sarebbe bene degustare almeno tra 5-6 mesi.

Occorre infatti essere chiari: oramai bere subito o nell’arco dei primi mesi dell’estate  bianchi italiani di un certo livello è come provare a correre i cento metri con gli scarponi da sci. Si può farlo ma la soddisfazione è pochissima e il risultato scarso.

In particolare per l’annata 2018, che sembra pronta ma ha comunque una naturale “contrazione al naso” che necessita di qualche mese per svilupparsi. Se poi aspetterete anche qualche mese in più molto meglio.

Se proprio volete bere subito vini di Orvieto vi consigliamo alcuni Grechetto IGT, giocati più sull’immediatezza e la piacevolezza. Ce ne sono diversi e uniscono a quanto detto prima il vantaggio di un prezzo molto interessante.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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