Sono passati due anni da quando Luciano Zazzeri ci ha lasciati. Mi sembra giusto ricordare questo grande cuoco, quest’uomo buono e mite con quanto scrissi allora.
C’ho pensato tutta la notte se scrivere questo articolo per ricordare un grande cuoco come Luciano Zazzeri e alla fine mi ha convinto una frase: “La vita è solo un continuo perdere le persone che si amano”. Non ricordo chi l’ha detta ma specie quando compi sessant’anni diventa una verità incontrovertibile.
Un mese fa ci lasciava Fabrizio Piccin e ieri Luciano ha deciso che era giunto il suo momento. In un carrozzone mediatico come quello del cibo e del vino, fatto spesso di sorrisi di circostanza e di gioie gridate e raramente vissute, la morte fa ancora più rumore perché crea attorno a sé silenzio.
Dovrei quindi tacere, per rispettare chi ha scelto o ha dovuto scegliere il silenzio eterno, però in questo momento non posso non pensare a quel ragazzo di 11-12 anni con cui giocavo sulla spiaggia, davanti alla baracca dei suoi genitori, nelle interminabili giornate estive di tanti anni fa, quando il silenzio, quello vero, interrotto solo dal rumore del mare, ci insegnava senza che ce ne accorgessimo a diventare adulti.
E poi penso a quel Luciano adulto, cuoco famoso senza mai cedere ai lustrini della fama, alla sua cucina rispettosa, concreta e leggera e mi domando quando dolore ci voglia per decidere di non provare più dolore.
Quanta gioia devi dispensare per non averne più nemmeno un briciolo? Luciano, con la sua cucina, ha fatto felici migliaia di persone, ma non è riuscito a tenerne per sé nemmeno un granello, minuscolo come la sabbia che calpestava tutti i giorni.
In momenti come questi ci vuole solo rispetto e silenzio, per quel ragazzo con cui ho diviso calde giornate estive, per quell’uomo che ha dispensato gioia a piene mani.
Grazie Luciano