Uno dei compiti più gravosi per chi deve fare una guida vini è raccogliere i campioni dei produttori campani, in particolare irpini. Un compito degno della pazienza di Giobbe e delle fatiche di Ercole, che non sarebbe comunque arrivato in porto senza l’aiuto di alcuni amici che qui vogliamo citare e ringraziare: Diana Cataldo, Massimo Iannacone, Giuseppe Iannone, Luigi Sarno e Pasquale Carlo. A loro va il nostro grazie.
Le degustazioni dei bianchi campani si sono focalizzate su quattro vitigni: fiano, greco, falanghina e coda di volpe e verranno pubblicate in due momenti diversi. Iniziamo “col botto” sia con il vitigno principe della Campania (quasi sicuramente il miglior vitigno autoctono italiano) sia con il suo degno alfiere: in altra parole parleremo adesso di fiano e greco.
Nella due degustazione non troverete solo i vini DOCG (Fiano di Avellino e Greco di Tufo) ma anche i vini DOC e IGT di altre denominazioni campane: vi farete così un quadro più completo e chiaro di come questi due vitigni vengano declinati in regione. Troverete inoltre vini di varie annate, entrati però in commercio quest’anno, ma naturalmente la stragrande maggioranza sono delle ultime due vendemmie in commercio (2017-2016).
Ma veniamo ai vini: basta dare un’occhiata ai risultati degli assaggi, con complessivamente oltre un quarto dei vini degustati ( 14 fiano su quasi 50 e 11 greco su poco più di 40) tra i vini Top per capire il livello raggiunto in Campania da questi due vitigni. Livello “vidimato” dai moltissimi vini che hanno comunque ottenuto alti punteggi.
Scendendo più nel particolare abbiamo avuto la sensazione che la 2016 sia stata una grande vendemmia, superiore per generale complessità e profondità alla 2017. L’anno prossimo, con l’uscita di tante selezioni avremo più o meno conferma di questa sensazione, ma per adesso ci teniamo stretta la 2016.
Non ci nascondiamo dietro un dito e ammettiamo che questi due vitigni si esprimono bene soprattutto in Irpinia anche se, Sannio in primis, qualcosa dalle altre parti sta nascendo. E’ però tra le ruvide colline di Tufo che il greco mostra tutta la sua croccante tannicità e la sua spesso sulfurea nota aromatica; è sempre sui pendii irpini, a quote altimetriche anche molto diverse, che il fiano compie il miracolo di mostrarsi elegante ma spietatamente di corpo e maledettamente profondo. Anche la sua tenuta nel tempo è proverbiale, mentre invece il greco mostra ancora qualche incertezza.
Ma la cosa più bella di questi due vini-vitigni è la loro riconoscibilità , che si esprime in un range non certo piccolo ma che comunque ha in ogni declinazione uno “spicchio di sana ruvidezza” per il greco e di “nobiliare ma concreta eleganza” per il fiano.
Insomma, anche se in queste zone raccogliere i vini per gli assaggi è un lavoraccio, questo lavoraccio viene abbondantemente ripagato dai risultati.