Leonello Letrari non è più tra noi. L’uomo che ha scritto una grossa fetta della storia del vino trentino e non solo ci ha lasciato.
Ho avuto la fortuna di conoscerlo di persona solo il luglio scorso, ma è stato un incontro che ricorderò sempre.
Si vedeva era stanco e soprattutto stanchi erano i suoi occhi, ma ci ha fatto l’onore di riceverci in cantina e per due ore, con voce chiara e profonda, ci ha parlato della sua storia, che in molti casi si è intersecata con quella del vino trentino.
Ad un certo punto ho capito che il suo operare non si era fermato all’interno dei confini regionali ma aveva spaziato in molte zone d’Italia.
Addirittura era stato anche, verso la fine degli anni sessanta, direttore di una grossa azienda vicino a casa mia, a Poggibonsi, ed aveva quindi sia avuto a che fare col sangiovese, sia aveva provato a piantare cabernet e merlot dalle mie parti.
Questa cosa non l’avevo trovata nella sua biografia “Viti e vini di una vita” e a quel punto gli ho chiesto se avesse conosciuto Giulio Gambelli, ma purtroppo l’incontro tra questi due grandi personaggi non è mai avvenuto.
Mentre degustavamo i suoi vini ho potuto ascoltare e ammirare un grande uomo del vino, una persona dal carattere forte, che aveva avuto e messo in pratica idee chiare e innovative.
Addio signor Letrari, che la terra trentina le sia lieve.