14 annate di Latour a Civitella: il grande maratoneta bianco9 min read

Se c’è un luogo comune strausato nel mondo del vino e di cui molti in Italia sono ancora fermamente convinti è che i vini bianchi abbiano molte meno possibilità di invecchiamento dei vini rossi. Se poi si vanno a prendere uve autoctone non di primo piano, come il grechetto, il luogo comune diventa quasi certezza.

La verticale che abbiamo chiesto di organizzare a Giuseppe Mottura e si è sviluppata per ben 14 annate del loro Grechetto più famoso, il  Latour a Civitella, non solo dimostra la falsità del luogo comune, ma è un importante tassello in più nella mia convinzione che oggi la stragrande maggioranza dei bianchi italiani vengano regolarmente sottovalutati, sia sul fronte invecchiamento sia su quello della qualità.

La degustazione si è svolta a Roma al Wine Bar di Trimani (a proposito, grazie!) e ha spaziato su ben 14 annate, partendo dal 2020 e arrivando fino al 1997, coprendo un periodo che ha visto il mondo del vino di qualità attraversare varie mode: dall’uso quasi forzoso della barrique accompagnato dalla ricerca di potenze e grassezze inusuali e dalla sopravalutazione dei vitigni alloctoni (specie per i rossi), alla rivalutazione dei vitigni autoctoni e alla demonizzazione o quasi dei legni fino alla ricerca spesso esasperata di verticalità. In questi 25 anni di mode il Latour a Civitella non è rimasto solo simile a se stesso ma ha fatto dei cambiamenti senza seguire nessuna moda e guardando solo a crescere in vigna e in cantina.

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Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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