120 vini da vecchie vigne di tutto il mondo si sono incontrati nella vecchia Londra4 min read

Non ho mai partecipato ad una degustazione di questo tipo e sono certa che lo stesso valga per buona parte dei 250 accreditati, tra trade e stampa, che nella giornata del 14 giugno erano presenti all’evento organizzato dalla “Old Vine Conference” presso il 67 Pall Mall di Londra.

Trovare tutti insieme ben 120 vini provenienti da tutto il mondo, prodotti esclusivamente da vigne di oltre 50 anni, è stata un’esperienza unica. Bianchi, rossi, e persino Champagne, nonché un vino da dessert tutti in fila in modo molto spartano, come i MW inglesi sono abituati a fare.

Ideatrice del mega evento è Sara Abbott MW, appunto, che assieme ad un altro MW, Alun Griffiths, ha saputo mettere insieme questo immenso patrimonio. Tutto ciò grazie alla costituzione dell’associazione senza scopi di lucro “The Old Vine Conference” (https://www.oldvines.org/ ) che si prefigge di salvaguardare, promuovere e sostenere il lavoro di cantine in tutto il mondo che abbiano continuato a coltivare vecchi vigneti (non meno di 35 anni) dai quali produrre vini di qualità.

Si tratta spesso di piante che con il tempo hanno saputo adattarsi ai mutamenti climatici e che grazie a radici che si sviluppano spesso a notevoli profondità riescono anche a resistere alla crescente situazione di siccità che caratterizza le estati di tutto il mondo, comprese quelle italiane.

Dall’Italia 15 vini bianchi e rossi da Friuli, Veneto, Toscana, Campania, Sicilia, Basilicata e Piemonte. Mi è sembrato avessero in comune una caratteristica fondamentale: rappresentano appieno i vitigni da cui provengono, ne sono un’espressione estremamente territoriale, quasi che lo stile di vinificazione sia del tutto secondario rispetto alle peculiarità fondamentali che le varietà danno ai vini, siano essi giovani o affinati in legno.

La sala.

Per quanto riguarda gli altri vini presenti (ovviamente non ho potuto assaggiarli tutti) ma mi sono molto divertita a scoprire alcuni francesi da Carignan con vigneti di 100 e 116 anni, da Grenace con un vigneto di 80 anni e un uvaggio di Tannat/Pinenc/ Cabernet Sauvignon proveniente da un vigneto di 120 anni. Tra gli altri un libanese da Cinsault da vigneti di più di 70 anni, un vino turco fatto con Carignan da vigneti di 51 anni un greco da Assyrtico da vigneti di più di 200 anni (o così almeno era dichiarato perché 200 anni mi sembrano davvero tanti!) e via di questo passo. Non sto ad elencare tutti gli assaggi da Spagna, Portogallo, Armenia, South Africa etc.

Ma questa non è l’unica attività che l’associazione fa per promuovere e salvaguardare i vini e le cantine che scelgono di produrli, mantenendo spesso vecchi vigneti antieconomici il cui valore non è riconosciuto come un pregio cui dare conseguenze anche economiche (e questo è uno degli obiettivi che l’associazione si prefigge).

I vini italiani da vecchie viti.

Nel corso dell’anno si tengono webinar e approfondimenti con le cantine aderenti ed esperti di tutto il mondo, finalizzati a comprendere meglio come preservare e curare un patrimonio tanto importante dal vigneto alla bottiglia. Infatti l’origine di questi vigneti in fatto di cloni o portainnesti si perde nella memoria di viticoltori nati qualche generazione fa e quindi il confronto aiuta a comprendere meglio come coltivarli e preservarli.  

Ogni anno un selezionatissimo gruppo di ospiti tra trade e stampa è inoltre invitato in Italia per la “Old Vine Week”, organizzata da una delle cantine aderenti all’associazione. Lo scorso novembre è stata la volta di Feudi di San Gregorio, il prossimo sarà la volta di Vinchio Vaglio in Piemonte, con le sue vigne di 50-80 anni e le due Barbera in purezza che ne derivano.

A me questa idea è sembrata davvero geniale e innovativa perché allarga e approfondisce il concetto che già Civiltà del Bere ha intrapreso facendo il “Censimento delle Vecchie Vigne in Italia”, cioè quelle che superano i 35 anni. Qui si vuole in più dare valore anche economico alla categoria dei vini da vigne vecchie, perché sono un patrimonio storico, biologico e paesaggistico oltre che qualitativo, irripetibile e assolutamente da non perdere.

Maddalena Mazzeschi

A 6 anni scopre di avere interesse per il vino scolando i bicchieri sul tavolo prima di lavarli. Gli anni al Consorzio del Nobile di Montepulciano le hanno dato le basi per comprendere come si fa a fare un vino buono ed uno cattivo. Nel 1991, intraprende la libera professione come esperto di marketing e pubbliche relazioni. Afferma che qualunque successo è dovuto alle sue competenze tecniche, alla memoria storica ed alle esperienze accumulate in 30 anni di lavoro. I maligni sono convinti che, nella migliore tradizione di molte affermate PR, sia tutto merito del marito! Per Winesurf si occupa anche della comunicazione affermando che si tratta di una delle sfide più difficili che abbia mai affrontato. A chi non è d’accordo domanda: “Ma hai idea di cosa voglia dire occuparsi dell’immagine di Carlo Macchi & Company?”. Come darle torto?


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